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Psr Piemonte, al via il bando per il miglioramento dei servizi alle borgate montane, contributi del 90 per cento


Si aprirà a inizio settembre il bando regionale relativo alla misura 7 del Programma di Sviluppo Rurale (Psr) 2014-2020. I tecnici del settore Montagna e Cooperazione Transfrontaliera lo hanno predisposto seguendo i criteri attuativi stabiliti dalla delibera approvata dalla Giunta Chiamparino, su proposta dell’assessore Alberto Valmaggia. Le operazioni previste, riguardanti le borgate montane, sono un paio: la 7.2.1 “Realizzazione e miglioramento delle opere di urbanizzazione e degli spazi aperti a uso pubblico”  e la 7.4.1 “Realizzazione e miglioramento di strutture e infrastrutture culturali e ricreative”.

“Il finanziamento – afferma Valmaggia –prosegue il percorso di riqualificazione dei borghi alpini avviatosi già con il Psr 2007-2013, che aveva permesso di sistemare, sul territorio regionale, le proprietà pubbliche e private di 34 località. Questa volta, rispetto al precedente settennato, si è deciso di riservare l’attenzione alle sole parti pubbliche”.

La prima operazione del nuovo bando individua come possibili interventi l’adeguamento, il rifacimento o la nuova attuazione di reti fognarie, idriche e di distribuzione del riscaldamento, di opere di interramento e potenziamento delle linee aere elettriche e telefoniche, l’arredo, l’illuminazione pubblica e la pavimentazione della viabilità interna delle borgate. La seconda sostiene gli investimenti di costruzione e di sviluppo di biblioteche e di laboratori linguistici e di lettura, di quelli per attività artistiche, culturali, teatrali, musicali, informatiche, multimediali, ludico-sportive e psicomotoriee per la diffusionedelle conoscenze scientifiche e ambientali.

Entrambe le operazioni prevedono un contributo in conto capitale del 90% della spesa ammessa, che dovrà essere compresa tra 100.000 e 400.000 euro. Le borgate devono essere collegate direttamente alla rete viabile ordinaria (strade statali, provinciali, comunali) oppure attraverso infrastrutture d’accesso come le ferrovie o gli impianti a fune ed essere costituite da un numero di case da 10 a 100. A disposizione ci sono 12 milioni di euro, suddivisi, indicativamente, in uguale importo (6 milioni di euro) sulle due azioni.

Al bando possono partecipare i Comuni che fanno parte delle Unioni Montane. Un primo percorso per individuare gli interventipossibili era già stato effettuato nel 2016 attraverso l’operazione 7.1.1 del Psr con la quale le Unioni Montane avevano “mappato” le loro borgate ritenute meritevoli di riqualificazione. Le condizioni di ammissibilità, fissate dai criteri della delibera approvata dalla Giunta regionale, hanno individuato per ogni Unione il numero massimo di progetti presentabili in base alla superficie e alla popolazione residente su quel territorio. In totale per il Piemonte sono 56.

In provincia di Cuneo raggiungono quota 34: 3 per la Alpi del Mare; 2 per la Alpi Marittime; 3 per l’Alta Langa; 3 per l’Alta Val Tanaro; 1 per la Barge-Bagnolo; 2 per la Comuni del Monviso; 1 per la Valli Monregalesi; 2 per la Valli Mongia e Cevetta, Langa Cebana, Alta Valle Bormida; 3 per la Valle Grana; 6 per la Valle Maira; 3 per la Valle Stura; 3 per la Valle Varaita, 1 per la Monte Regale; 1 per la Mondolè. Essendo le borgate segnalate con l’operazione 7.1.1 del 2016 in numero maggiore rispetto a quelle per le quali si può chiedere il finanziamento di sistemazione, le Unioni saranno chiamate a decidere, di concerto con i Comuni che le costituiscono, gli interventi da portare avanti. Ma le domande di sostegno dovranno essere  presentate dai Comuni dove sono localizzati i borghi.

“Con questo provvedimento – sottolinea Valmaggia – si rendono disponibili le risorse per il recupero e la rivitalizzazione di un buon numero di borgate montane, spendendo in modo efficace i fondi europei nell’ottica di realizzare opere significative ma condivise da territori vasti come sono quelli delle Unioni. Lavori che consentiranno di offrire servizi importanti per quanti hanno scelto di vivere e di lavorare nelle Terre Alte, con l’obiettivo di limitare nella misura maggiore possibile il loro spopolamento”.