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Perchè nessuno parla dello “spread agricolo”?


“Il termine “spread” – dichiara il Direttore della Cia di Cuneo, Igor Varrone – è riuscito a valicare anche i confini settoriali: ormai siamo abituati ad usarlo in relazione ai nostri titoli di Stato, oppure ai mutui bancari, ma ultimamente si sta sempre più parlando anche di “spread agricolo”. Di cosa si tratta esattamente? Come ogni buon differenziale che si rispetti, esso non è altro che la differenza tra i prezzi pagati agli agricoltori per la commercializzazione dei loro prodotti e quelli che sono costretti a sostenere i consumatori. È evidente che maggiore sarà il valore e più preoccupante risulterà la situazione. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un continuo aumento di tale spread, uno svantaggio enorme per i redditi degli agricoltori e di chi fa parte della filiera: di conseguenza, si va ad incidere negativamente anche sul carrello della spesa e sui prodotti che troviamo nella grande distribuzione”.
“In questo periodo di acquisti e spese (ridotti i primi e crescenti le seconde) di fine ed inizio anno – continua Varrone – non possiamo fare a meno di interrogarci ancora una volta sui prezzi pagati per gli acquisti di prodotti agricoli e, soprattutto, del motivo per cui esiste un divario così consistente tra il primo e l’ultimo anello della catena commerciale. Non si tratta unicamente di un problema di lunghezza della filiera. Perché a guadagnarci non sono certamente le aziende agricole ma nemmeno i diversi intermediari hanno avuto enormi profitti nell’ultimo anno. Allora, chi ci guadagna? Il problema è a monte e si chiama: speculazione finanziaria. In pratica, la speculazione finanziaria, che riguarda i prodotti agricoli primari, è la causa di tutto questo: in effetti, in Borsa è possibile scommettere su prodotti come il grano, lo zucchero, il mais, la carne, il caffè ed il cacao. Si scommette grazie ai contratti futures, strumenti derivati che sono nati in maniera virtuosa e con l’obiettivo di coprire il rischio, ma che hanno finito per danneggiare gli “anelli” più deboli. Perché se sul mercato globale si specula, gli altri per sopravvivere non possono che speculare di rimando, un atteggiamento profondamente sbagliato e rischioso. Ma la maggior parte degli agricoltori conferisce e commercializza attraverso canali diversi ed è questa maggioranza di imprenditori che va tutelata. Noi chiediamo a chi ci governa e a chi ci governerà nei prossimi anni di operare con adeguati strumenti normativi per impedire che le speculazioni finanziarie sul settore agricolo raggiungano livelli ancora più insostenibili”.

(nella foto: Igor Varrone)