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Osella: “Dobbiamo chiederci dove stiamo andando”


«Nella mia vita ne ho viste di tutti i colori, ma per la prima volta sono preoccupato. Questa crisi non so dove ci porterà».
Parla Dario Osella, 81 anni “senza conservanti”, il produttore di formaggi freschi più popolare d’Italia, intervistato dal mensile “L’imprenditore agricolo della provincia Granda” sul numero di ottobre. Le sue “Fattorie” di Caramagna Piemonte, da tempo nel gruppo Kraft, danno lavoro a 150 dipendenti e sono un punto di riferimento storico per gli allevatori del territorio.
Cosa ne dice delle ultime battaglie sul prezzo del latte?
«I produttori sono in difficoltà per l’aumento dei costi, il prezzo dei cereali è alle stelle… Vorrebbero guadagnare di più e hanno ragione. Ma dall’altra parte le quotazioni del formaggio sono in calo e arriva latte dall’estero a prezzi inferiori ai nostri. Il vero problema è che il mercato è in mano ai francesi».
Cosa intende?
«In Italia si sono accaparrati Invernizzi, Locatelli, Parmalat… E in Francia hanno la “pastura”, il pascolo, ampi spazi per produrre a bassi costi».
In Piemonte c’è chi dice che è stato un errore indicizzare il prezzo del latte sulla base della polverizzazione, perché porterebbe all’abbassamento delle quotazioni.
«E’ vero che quest’anno il prezzo si è abbassato, ma due anni fa era aumentato… Sono altri i temi che dovrebbero davvero preoccuparci».
Cioè?
«Mi chiedo che senso abbia “bruciare” il cibo degli animali per produrre biogas, ad esempio. Questa cosa non va. E poi consumiamo troppa terra, bisogna porre un freno alla cementificazione, se n’è accorto anche il governo Monti».
Nell’immediato, però, occorre fare i conti con il mercato, prima che le stalle chiudano.
«La questione di fondo è che siamo troppo soggetti alla speculazione, agli interessi dei grandi gruppi».
Si può trovare rifugio nei formaggi a denominazione controllata e protetta?
«Va benissimo difenderli e incentivarli, sono buonissimi, ma per tenere in piedi il mercato certamente non bastano».