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Niente Imu agevolata sui terreni incolti


Un incontro urgente per evitare che ci siano nuovi contenziosi con i comuni in relazione ai pagamenti dell’Imu e dell’Ici per gli anni passati. È quanto richiede il presidente della Cia-Confederazione italiani agricoltori Giuseppe Politi in una lettera inviata al presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Graziano Delrio, in seguito alla pubblicazione della nota di approfondimento da parte dell’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale, una Fondazione istituita dall’Anci), appunto, in materia di terreni incolti.
In pratica, l’Ifel, nella sua nota del 3 gennaio scorso, afferma che i terreni incolti, in quanto non qualificabili come “agricoli” né “fabbricabili”, a norma dell’art. 2, D.Lgs. n. 504/1992, sono imponibili ai fini dell’Imu e non godono delle esenzioni riservate ai terreni agricoli. E al pagamento dell’imposta sono soggetti anche i terreni incolti dei territori montani per i quali era prevista una completa esenzione. Dunque, i terreni incolti sono assoggettati all’imposta ovunque essi si trovino.
Da più parti, inoltre, è stato fatto notare che una questione del genere coinvolge anche l’Irpef, visto che il reddito dominicale dei terreni non affittati deve essere assoggettato all’imposta sui redditi solo in caso di esenzione dall’Imu.
Un problema, quindi, che rischia di innescare una reazione a catena, con pesanti conseguenze per i produttori agricoli che già si trovano costretti ad affrontare costi rilevanti, compresi quelli relativi all’Imu sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali. Da qui la ferma richiesta da parte del presidente della Cia di intervenire in tempi rapidi al fine di sgombrare il campo di possibili ulteriori gravami fiscali per le aziende.
Nella lettera a Delrio (che è stata inviata per conoscenza anche al ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli e al presidente dell’Ifel Giuseppe Franco Ferrari), Politi non nasconde “l’incredulità e l’amarezza” che ha suscitato la lettura della nota di approfondimento della Fondazione Anci. E questo soprattutto dal momento che “le affermazioni e le considerazioni in essa esposte risultano essere in evidente contrasto con quanto affermato pochi giorni prima dal governo in risposta a un’interrogazione parlamentare in materia”.
Il presidente della Cia si “rammarica” nel constatare che tale atteggiamento “non è nuovo”, visto che anche in tema di fabbricati rurali gli uffici Anci “hanno diffuso indicazioni volte a non riconoscere la retroattività delle domande di ruralità”.
“Per l’ennesima volta -scrive Politi a Delrio- si permette, pertanto, di vanificare il lavoro di quanti si adoperano quotidianamente e alacremente al fine di porre rimedio a situazioni di incertezza che sono fonte di inutili e dannosi contenziosi”.
Da qui la richiesta del presidente della Cia per un immediato incontro con Delrio, alla presenza del ministro dell’Economia e dei rappresentanti dell’Agenzia del territorio. Obiettivo è quello “di risolvere definitivamente questa intollerabile situazione che genera enorme sconcerto, risentimento e amarezza nel mondo agricolo”.
Politi conclude la lettera affermando che “se a tale richiesta non sarà dato seguito, la Cia si adopererà per intraprendere tutte le iniziative necessarie per la soluzione dei problemi”.