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Mercalli a Savigliano la via della decrescita


«Che il tempo sia cambiato, basta chiederlo agli agricoltori. Sono loro i primi ad aver sperimentato sul campo gli effetti della mutazione climatica in atto».
Parola del metereologo Luca Mercalli, intervenuto venerdì 15 marzo alla Crusà Neira di Savigliano nell’ambito degli eventi collaterali della trentaduesima edizione della Fiera della Meccanizzazione agricola.
UNA TERRA NON BASTA PIU’. Mercalli ha illustrato un quadro molto preoccupante: «Se andremo avanti di questo passo – ha detto il metereologo -, tra appena 30 o 40 anni per sopravvivere avremo bisogno di due “terre” e non potremmo più starci su una sola».
Il primo imputato è il petrolio: «Bisogna tirarsene fuori, incentivando al massimo la produzione di energia pulita». Negli ultimi 150 anni è stata consumata una quantità tale di riserva fossile, come non era avvenuto in tutto il resto della storia dell’umanità. L’effetto serra “aggiuntivo” è ben documentabile dalle foto che ognuno di noi ha potuto scattare sui ghiacciai alpini nelle gite domenicali degli ultimi 20 anni, come ha mostrato lo stesso Mercalli attingendo dall’album di famiglia. La neve e il ghiaccio si sono vistosamente ritirati, la temperatura è cresciuta e sta “impazzendo”, passando da un record all’altro, come è avvenuto l’anno scorso per il freddo invernale e il caldo estivo.
L’ITALIA COME L’ALGERIA. «Lasciando le cose come stanno – osservava Mercalli -, nel 2100 la temperatura del nostro territorio sarà mediamente salita di almeno 6 gradi. Nella ipotesi più attendibili, l’Italia potrebbe diventare come l’Algeria».
Come se ne esce? Agendo immediatamente su clima, energia e materie prime: «Bisogna ridurre gli sprechi energetici, favorire l’agricoltura a chilometri zero, attrezzarsi il più possibile nella produzione di energia pulita in grado di sostituirsi a quella tradizionale. Dobbiamo cambiare i nostri stili di vita, limitare l’uso dell’automobile all’essenziale, rinunciare alle fragole a Natale e preferire piuttosto le arance mediterranee di stagione, isolare termicamente le nostre case, fare a meno degli aerei militari F 35…».
BIOGAS PRO E CONTRO. Tutte azioni che si possono già mettere in pratica, ma che spesso si scontrano con costi e pregiudizi difficili da superare. Così come, in agricoltura, si fa presto a dire che gli impianti a biomasse possono essere alimentati anche dal mais, salvo dover poi fare i conti, come è stato fatto notare dalla platea, con l’aumento del costo dei mangimi e quindi con il rischio di chiusura delle stalle che si vedono in tal modo sottratto il foraggio destinato agli animali.
Gli impianti di biogas, inoltre, occupano fisicamente molto spazio in proporzione alle loro potenzialità energetiche, in contraddizione con un’altra necessità più volte evocata: lo stop alla cementificazione dei terreni agricoli.
In una parola, quindi, l’accompagnamento alla “decrescita” per salvare il pianeta, da un lato appare imprescindibile, ma dall’altro necessità di una rivoluzione in primo luogo culturale, con l’agricoltura che gioca in questa partita un ruolo assolutamente strategico.

(nella foto: Luca Mercalli a Savigliano)