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Mario Catania a Lagnasco cronaca “tecnica” e non solo


Il ministro dell’agricoltura Mario Catania venerdì 15 febbraio giunge all’incontro con i frutticoltori a Lagnasco con un ritardo consistente, mentre la platea di imprenditori – disabituata a perdere tempo stando seduta in poltrona – convocata per l’incontro dalle Organizzazioni di Produttori della frutta, da Assortofrutta e Confcooperative Cuneo, inizia un po’ a spazientirsi.
LA FORZA DELL’AGRICOLTURA CUNEESE
La sala è colma, dopo una telefonata al volo con Mario Monti, il convegno può finalmente incominciare, preceduto dall’introduzione del padrone di casa, il presidente di Asprofrut Piemonte e Assortofrutta, Domenico Sacchetto, che traccia veloce un quadro del settore e della provincia di Cuneo in cui “si sono insediati nell’ultima tornata più giovani imprenditori agricoli che in tutta l’Emilia Romagna”.
A seguire Domenico Paschetta, presidente di Confcooperative Cuneo, gli fa eco: “i giovani ci sono ma non bisogna stancarli”, e poi focalizza l’attenzione sui controlli “legittimi e necessari, ma per i quali è opportuna almeno una razionalizzazione. Non è possibile dover sottostare a 4/5 controlli nel giro di pochi giorni, con grande difformità interpretativa fra i vari organi”.
Decisamente pro-ministro il presidente di Unaproa Ambrogio De Ponti che, augurandosi un “Catania bis” al ministero, sottolinea come su alcune questioni – come l’articolo 62 – “il ministro ci abbia messo la faccia”.
LE SOLUZIONI DEL MINISTRO
Il ministro Catania parte subito “sul pezzo”, dimostrando che trentanni passati in un ministero evidentemente servono ad inquadrare i problemi e proporre alcune ipotesi di soluzione che per il comparto frutticolo passano, secondo Catania, attraverso una campagna nazionale per l’aumento dei consumi di frutta, l’aggregazione dell’offerta, l’applicazione dell’articolo 62, il cambio di rapporti fra la produzione e la GDO ed infine anche tramite la vendita diretta e la filiera corta.
Molto ampio il passaggio del ministro sull’attività di negoziato a Bruxelles, partendo dall’ultimo effettuato “per due giorni ed una notte di seguito” dal ministro e dal premier Monti che, a suo dire, “si è battuto come prima nessuno aveva mai fatto”. Caustico il ministro con Berlusconi “per il pessimo accordo realizzato nel 2005 che ha portato ad un deficit nel 2011 di 6 miliardi di euro per l’Italia fra dare ed avere dall’Europa”.
Dopo questa tornata di trattative, prosegue Catania “il bilancio complessivo dell’UE si riduce, ma fa salvo il budget agricolo italiano” che passerà nel 2014 ad “un po’ meno di aiuti diretti ed un po’ più di risorse sullo sviluppo rurale”.
Ora però proseguiranno i negoziati sui testi dei protocolli applicativi e – sostiene il ministro – “speriamo in un ministro capace; perché ho avuto prima di me ministri impresentabili, che sono usciti dal ministero senza sapere niente di agricoltura, esattamente come quando erano entrati”.
Passaggi forti, che non emozionano più di tanto una platea interessata alle informazioni gestionali e non alla dialettica delle parti, segno evidente però che in campagna elettorale anche un incontro con un ministro entra invece in tali logiche, tanto più se il ministro è candidato.
AIUTI DIRETTI ALLA FRUTTICOLTURA
Tornando alle novità da Bruxelles, dal 2014 dunque aiuti diretti anche alle imprese frutticole e forse anche vitivinicole, mentre dall’OCM conferma anche per il periodo 2014/2020 e dunque quadro finanziario confermato per le OP.
L’intervento del ministro va a conclusione con un passaggio sul ruolo centrale della cooperazione anche nel settore primario ed in ultimo la volontà di tornare ad un credito specializzato agrario che sappia valutare e valorizzare le peculiarità delle imprese agricole anche in ambito bancario.
TUTTI AL VOTO
C’è ancora spazio per un appello elettorale a votare Udc.
Tutti in sala i candidati Udc locali, compagni di lista del ministro candidato anche in Veneto e Campania, per i quali interviene l’imprenditore frutticolo saluzzese Carlo Lingua che definisce il ministro Catania il migliore da decenni, paragonandolo al compianto ministro Marcora per capacità e dedizione.
Parla anche l’ex assessore regionale Mino Taricco, imprenditore frutticolo e capolista del Pd alla Camera dei deputati, che evidenzia la necessità “di un quadro di regole europee che non obblighi a sottostare ai diktat dei funzionari di Bruxelles che sui PSR regionali hanno poteri enormi e troppo discrezionali, tanto da limitare pesantemente la possibilità di scelta delle singole regioni”.
CON I PIEDI PER TERRA
Applausi finali, tutti in piedi, incontro finito: il ministro corre – scortato dai Delfino – ad inaugurare un nuovo stabilimento agroalimentare in zona, e fuori sul piazzale di via Praetta il confronto prende avvio fra gli imprenditori in decine di capannelli. E qui si torna alla quotidianità dei problemi: l’Imu che a detta del ministro “si paga solo in metà dell’Italia” (ognuno si immagini quale, ndr), i prezzi bassi alla produzione, i tempi di pagamento ben oltre i 60 giorni dell’articolo 62 grazie ad una serie di “escamotages” che però il ministero “sta monitorando con una apposita commissione”…