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Manca il burro? Si usi quello italiano


E’ aumentata la richiesta di burro, con una impennata dei consumi che ha messo a rischio le forniture alle industrie dolciarie, principali utilizzatrici.

E’ quanto afferma Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale del Latte, istituita dalla Fao nel 2001, che segna a livello planetario l’importante ritorno sulle tavole del primo alimento dell’uomo.

Un andamento che si riflette anche a livello internazionale dove si assiste ad un aumento delle domanda con i consumi di burro che sono cresciuti del 7% negli Stati Uniti, del 5% in Argentina e del 4% in Asia come in Australia, nel primo trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo analisi della Coldiretti su dati Clal.

“Un riposizionamento importante che avviene a poco più di un mese dall’entrata in vigore, lo scorso 19 aprile, della legge, fortemente voluta dalla nostra Organizzazione, che obbliga ad indicare in etichetta l’origine per tutti i prodotti lattiero caseari e che consente ai consumatori di fare scelte consapevoli in un mercato invaso sempre più da prodotti stranieri spacciati per italiani – commentano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale –; l’etichettatura obbligatoria sta facendo crescere il consumo di tutti i prodotti a base di latte provenienti dalle stalle italiane e piemontesi. Il comparto in Piemonte registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici con circa 8000 addetti e 51 specialità di formaggi, oltre all’unica unità produttiva italiana di polvere di latte”.

“In particolare, al fine di sostenere veramente il comparto e dare equilibrio al mercato, vanno incentivati gli accordi di filiera coinvolgendo l’industria di trasformazione, soprattutto dolciaria largamente presente sul nostro territorio regionale – sottolineano Revelli e Rivarossa -; l’obiettivo deve essere quello di fare sì che l’industria dolciaria possa utilizzare esclusivamente, oltre alla polvere di latte, anche il burro 100% Made in Italy ed in Piemonte, anzichè acquistarlo interamente nel nord Europa: questo darebbe un reale impulso all’economia del territorio, garantendo ai consumatori prodotti di cui è possibile tracciare la provenienza degli ingredienti, a garanzia di una sana e corretta alimentazione, come i consumatori stessi chiedono. Noi siamo pronti a siglare nuovi accordi di filiera proprio con le industrie dolciarie del nostro territorio: ne nascerebbe un vero rafforzamento dell’economia ed i prodotti da forno piemontesi potrebbero fregiarsi di un ulteriore brand fortemente distintivo e sicuramente apprezzato dai consumatori”.