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Mais, un’altra storia di paradossi italiani


Siamo entrati nel periodo ottimale per le semine di mais, che, da qualche settimana, sta vivendo una fase di stabilità a livello di prezzo sul mercato nazionale. Il prodotto convenzionale si aggira infatti a Milano sui 170,50 euro/t 169 euro/t a Bologna. Non saranno prezzi eccezionali, ma va detto che nemmeno per gli altri cereali (tenero e duro in particolare) le quotazioni sono delle migliori, anzi.

Assomais ricorda che per avere nascite non troppo protratte e irregolari bisogna aspettare che la temperatura del terreno si sia stabilmente attestata su almeno 12 °C. Questo livello termico in Pianura Padana viene raggiunto mediamente tra fine marzo e inizio aprile: questa è, pertanto, l’epoca usuale di semina nel caso di mais in prima coltura. In questo caso il mais impiega circa 15 giorni a nascere.

Le intenzioni di semina diramate da Istat prevedono per il 2016 un calo delle superfici del 3,9% per mais da granella. E’ innegabile che la maidicoltura italiana sia in crisi: la superficie coltivata a mais va diminuendo di anno in anno.

Fino a quindici anni fa l’Italia era autosufficiente. Poi dopo il 2001 è cominciata una fase di lento declino e nel 2004 abbiamo importato il 10% del mais di cui avevamo bisogno, diventato poi il 20% nel 2009, il 30% nel 2012 ed ora siamo già ad importare il 35% del mais che ci necessita.

I coltivatori hanno perso un po’ di entusiasmo per il mais essendosi trovati ad affrontare in questi ultimi anni una serie di difficoltà come la questione nitrati, la limitazione delle conce, la comparsa della Diabrotica e la presenza di micotossine, che si sono aggiunte alle frequenti crisi di mercato ed alle annate troppo siccitose o piovose. Altro motivo della crisi è costituita dal fatto che il prezzo del mais nazionale, persino il migliore in termini sanitari, é quasi sempre inferiore a quello di provenienza extra Ue, anche ogm. Una situazione davvero incomprensibile ed inaccettabile.

La crisi della maiscoltura italiana non deve essere presa alla leggera. Il mais rappresenta una preziosa risorsa economica per il nostro Paese: è alla base dell’alimentazione zootecnica da carne e da latte. Il rischio che potremmo correre è quello di non disporre in futuro neppure di mais italiano a sufficienza neppure per sorreggere le nostre migliori produzioni dop di formaggi e prosciutti.

(Fonte: Cia Piemonte)