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“Made in Italy, bisogna trovare un’intesa”


Etichettatura, tracciabilità, controlli, formazione professionale… Il viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, è stato il protagonista di due incontri, lunedì 19 maggio, prima con i soli studenti e poi con il pubblico, alle Scuole Salesiane di Lombriasco.
Argomento centrale: la qualità agroalimentare, che fa rima con “made in Italy”, ma anche con controlli e, spesso, con eccesso di burocrazia.

MADE IN ITALY
«Bisogna sia chiaro che cosa si intende per “made in Italy” – ha osservato il viceministro -, perchè non si tratta solo dei prodotti di origine e trasformazione italiana, ma anche di quelli che arrivano dall’estero per essere trasformati in Italia. Sono due facce della stessa medaglia, non possiamo metterle in contrapposizione. Bisogna trovare un punto di equilibrio, l’Italia è un grande paese produttore, ma anche trasformatore di agroalimentare. Certamente l’acquisizione di materie prime italiane, in primo luogo attraverso gli accordi di filiera, va incentivata, ma sarebbe assurdo penalizzare le nostre industrie di eccellenza che si riforniscono fuori dai confini nazionali».

REGISTRO UNICO DEI CONTROLLI
Da qui, il ruolo strategico e fondamentale dei controlli: «Bisogna che siano rigorosissimi – ha detto Andrea Olivero -, altrimenti non riusciamo a dimostrare il valore aggiunto del “made in Italy”, vanificandone il marchio. Semmai va rivisto il sistema, attraverso un Registro unico che metta insieme tutte le competenze nazionali, regionali e dei vari istituti di vigilanza. Bisogna cambiare l’approccio relazionale tra controllore e controllato, agire con nuovi strumenti, come la diffida. Non si gioca a guardia e ladri, occorre sia chiaro che la qualità è un obiettivo di interesse comune».

QUALITA’ DIFFUSA
Il viceministro ha anche invitato ad andare oltre il concetto di eccellenza, che “è il traino, il patrimonio da valorizzare e sostenere”, ma che non può prescindere dalla “qualità diffusa sul territorio”, come è avvenuto nelle Langhe, dove l’eccellenza è stata il volano dello sviluppo, elevando la qualità complessiva delle produzioni.
«Fondamentale per l’Italia è la tutela della biodiversità – ha sottolineato il ministro -, insieme alla tracciabilità, che deve essere un diritto, come la cittadinanza».
Al Piemonte, il senatore Olivero chiede di “scommettere sull’agroalimentare”: «Una sfida anche etica, che riguarda l’ambiente, il cibo e la vita di tutti».

FORMAZIONE E CONTRAFFAZIONE
Al convegno, introdotto dal direttore della Scuola Salesiana, don Genesio Tarasco, e moderato dal giornalista Osvaldo Bellino, sono intervenuti Giovanni Piero Sanna, dirigente della Formazione del Ministero delle Politiche agricole, che ha ricordato il ruolo storico del piemontese Camillo Benso, conte di Cavour, nell’istituzione del dicastero agricolo, e Giovanni Goglia, direttore del Servizio repressioni frodi di Piemonte e Liguria, che ha richiamato la necessità di semplificare le normative sui controlli: «Dove c’è complessità – ha detto Goglia -, c’è contraffazione. In materia di vigilanza, dobbiamo assicurare che si parli una sola lingua in tutta Italia. La prevenzione dovrebbe venire prima della repressione. Le aziende non ci chiedano di non fare controlli, ma di mandare controllori competenti, perché l’interesse della tutela contro le frodi è comune».

(nella foto: Genesio Tarasco, Andrea Olivero e Osvaldo Bellino)