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L’Italia alla guerra delle nocciole sul fronte turco… Intanto, la Ferrero mette a dimora un milione di piante in Australia


Mentre sulle colline albesi si attende il via libera ministeriale all’inserimento in etichetta della dicitura “Nocciola delle Langhe” (l’obiettivo è di ottenerlo entro la prossima campagna corilicola), dall’estero continuano ad arrivare numeri in crescita per esportazione e produzione.

Negli ultimi quattro mesi del 2018 la Turchia, principale produttore al mondo, ha esportato 118.335 tonnellate di nocciole con un incremento del 30 per cento rispetto all’anno precedente. Oltre il 76 per cento delle esportazioni turche sono rivolte ai paesi dell’Unione europea (in testa c’è la Germania, seguita dall’Italia), ma stanno crescendo anche mercati come Cina e America Latina. Delle nocciole in arrivo dall’altra sponda del Bosforo spesso si è parlato in relazione alla presenza di sostanze nocive, come le aflatossine, e nei mesi scorsi la Coldiretti ha lanciato l’ennesimo allarme proprio contro l’eccessiva importazione di nocciole turche.
In ogni caso, con una produzione che oscilla tra il 60 e il 70 per cento di quella mondiale, la Turchia resta un partner col quale le grandi aziende dolciarie devono fare i conti, anche se molti colossi del settore stanno allargando il raggio d’azione. La Ferrero, ad esempio, ha piantato recentemente un milione di piante in Australia e dal 2014 ha effettuato impianti in diverse aree dell’ex Jugoslavia.
Anche l’Azerbaijan sta diventando un protagonista del mercato corilicolo mondiale. La Repubblica caucasica ha superato gli Stati Uniti diventando il terzo produttore mondiale dopo Turchia e Italia. Al momento gli ettari coltivati da quelle parti sono 55 mila (in Italia sono circa 75 mila), ma lo scorso anno ne sono stati piantati 17 mila e l’obiettivo dichiarato dalle autorità locali è di arrivare a 80 mila nella prossima stagione. Le nocciole azere vengono esportate in 25 paesi e il primo importatore è proprio l’Italia.

 

(Fonte: Barolo&Co.)