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Legambiente al governo dell’agricoltura? No, grazie


Invertire la rotta: considerare il divieto di usare agrofarmaci la norma, consentirne l’utilizzo, l’eccezione. Questa, in estrema sintesi, l’ardita proposta presentata e sostenuta a Roma da Legambiente, Aiab, Firab, FederBio, Wwf, e dagli altri undici organizzatori del convegno sul “Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi” che si è tenuto al Senato alla fine di dicembre. Se la proposta venisse accolta si tradurrebbe in un ulteriore aggravio della burocrazia, come se non bastasse quella che c’è adesso.
Gli agricoltori sono abituati agli attacchi proditori da parte di esponenti di un certo ambientalismo ideologico ed estremista che fa leva sulle paure della gente e, il più delle volte, è il vero ostacolo alla soluzione dei problemi ambientali, ma il Presidente Vittorio Cogliati Dezza, Presidene di Legambiente, ha davvero passato il segno. Concludendo il convegno ha candidamente dichiarato: “L’agricoltura ha nel paese un ruolo strategico che non aveva solo 5 anni fa. Se lasciamo l’agricoltura in mano agli agricoltori la battaglia è persa”.
L’affermazione di Vittorio Cogliati Dezza, professore di storia e filosofia presso un liceo romano, è una baggianata incommentabile.
Gli agricoltori non sono gente incapace o irragionevole. Non sapranno di storia e filosofia, ma sono imprenditori responsabili, con grandi competenze professionali, che non fanno un uso disinvolto della chimica e si avvalgono (il meno possibile, anche perché costano) solo di sostanze il cui utilizzo è stato approvato dagli organismi nazionali e comunitari e dalla comunità scientifica, per tutelare l’altrui e la propria salute e l’ambiente in cui vivono ed operano.
Senza contare che l’agricoltura, non solo quella piemontese, si distingue da anni per il ricorso alla lotta integrata che mira a sostituire i trattamenti sistematici con interventi mirati, tenendo conto della valutazione del rischio di danni provocato da attacchi di malattie, insetti o dalla presenze di malerbe. La lotta integrata comporta meno trattamenti ed un ridotto utilizzo di fitofarmaci.
I dati sull’uso dei fitofarmaci proiettano l’Italia tra le realtà migliori a livello europeo. Il nostro Paese è decisamente all’avanguardia per quanto riguarda la salubrità dei prodotti agricoli. I rapporti Istat e del Ministero della Salute smentiscono categoricamente quanti sostengono che l’agricoltura italiana ricorra in modo eccessivo alla chimica ed avvalora, invece, lo sforzo compiuto in questi anni dalle imprese agricole per garantire ai consumatori alimenti ottenuti con processi di produzione a basso impatto ambientale tramite un impiego attento ed equilibrato degli agro farmaci. L’Italia è il primo Paese europeo in termini di scarsità di residui di fitofarmaci su frutta e verdura.
Non vi sono dubbi circa la necessità di tutelare il Pianeta per preservarlo e tramandarlo alle future generazioni, ma l’ambientalismo non deve essere una isteria collettiva, una moda finalizzata a paralizzare il progresso dell’uomo e dell’economia, bensì una strategia razionale e scientifica tesa a rendere ecocompatibili i modelli di sviluppo, i processi produttivi.
Igor Varrone (direttore Cia Cuneo)

(nella foto: Igor Varrone)