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Le munizioni anticrisi dell’agricoltura cuneese


Un mondo che cambia, ma che ha la forza di guardare al futuro con fiducia. E’ l’immagine dell’agricoltura nella Granda e nel Piemonte fotografata da Provincia e Regione, rispettivamente nel bilancio dell’Annata agraria 2011 e nel Censimento generale 2010.
Migliaia di dati oggettivi, integrati e arricchiti con informazioni desunte da altre fonti, nazionali e locali, quali Istituto Tagliacarne, Istat, Unioncamere, Agrisole, Il Sole 24 Ore, Ismea, Camera di Commercio Cuneo, Creso, Ipsa di Fossano.
IL PROBLEMA SONO I PREZZI. L’annata agraria 2011 in provincia di Cuneo si è presentata positiva in termini strettamente produttivi, ma critica per quanto riguarda i prezzi: «Ancora una volta la nostra agricoltura ha dato buona prova di sè – ha detto l’assessore provinciale all’Agricoltura, Roberto Mellano – confermandosi un settore produttivo strategico per tutta la nostra economia in termini di quantità e soprattutto di qualità, anche se lo sforzo dei nostri produttori non è ripagato dai mercati. Nel 2011 i prezzi all’origine si sono dimostrati in calo, senza alcun beneficio per i consumatori finali. E’ un sistema che va rivisto, perché l’agricoltura possa diventare più competitiva e rappresentare una fonte di reddito equa anche per i giovani».
CEREALI. La superficie investita a colture cerealicole è rimasta sostanzialmente stabile, mentre è aumentata la produzione complessiva. Se sono diminuiti gli investimenti dei cereali autunno-vernini, a causa delle difficoltà registrate nel periodo di semina e della sempre minor convenienza economica, sono aumentate le superfici a cereali primaverili-estivi. Il mais, che nell’annata ha visto innalzare gli investimenti del +5% e la produzione del +10%, ha risentito della contrazione dei prezzi del -4,5%. Il risultato dei cereali autunno-vernini, principalmente il frumento, presenta un andamento opposto: sono calati gli investimenti del -4,9% e la produzione del -4%, mentre sono salite le quotazioni del +15%. Diminuiscono, seguendo il trend degli ultimi anni, le superfici destinate alle colture industriali (-21,7%) con cali consistenti per il pomodoro da industria (-35%), colza (-27%), soia (-18%) e girasole (-12%). Non meglio è andata in termini di rese produttive, poiché tutte le colture hanno perso valori compresi tra -4 e -11%.
UVA E FRUTTA. Passando dai seminativi alle coltivazioni permanenti, e in particolare alla vite da vino, emerge anche per questa coltura un calo delle produzioni (-4% rispetto allo scorso anno) accompagnato però da una qualità tra l’ottimo e l’eccellente per tutti i vitigni piemontesi, che hanno beneficiato di una vendemmia calda e asciutta. Nel settore frutticolo si sono verificate criticità su tutte le principali produzioni: per le pesche la saturazione dell’offerta ha determinato livelli di prezzo insoddisfacenti al limite della soglia dei costi di produzione ed inferiori del 33% rispetto alla precedente campagna. Nel caso dei kiwi, grazie ad un recupero dei livelli produttivi registrati nel corso del 2011, l’offerta complessiva è aumentata del +35%, ma i prezzi che verranno liquidati a saldo saranno certamente inferiori rispetto a quelli della precedente campagna commerciale. Le mele hanno fatto registrare una produzione abbondante (+5%); anche se le eccessive temperature di fine estate e la scarsa escursione termica hanno inciso lievemente sulla qualità e sulla colorazione. La campagna commerciale ha visto flettere i listini in media dal 3,8% per Golden Delicious al 6,4% per Gala, mentre più consistenti sembrerebbero i ridimensionamenti delle Stark D.
ZOOTECNIA. Per quanto riguarda il settore zootecnico si riduce la consistenza di bovini, conigli, suini, struzzi, bufalini e ovini, mentre aumenta il patrimonio avicolo e dei caprini. Riguardo alle performances economiche complessive della zootecnia, e in particolare la redditività della fase di allevamento, hanno pesato i rincari dei cereali e dei mangimi che, dopo la contrazione del 2009, hanno ripreso la corsa verso l’alto, seppure con amplissime oscillazioni. Si segnala tuttavia un’annata positiva per gli allevamenti di bovini da latte con i prezzi alla stalla che hanno mantenuto buone quotazioni (valori medi tra i 37 e i 40 euro ogni 100 litri) confermando la ripresa del settore dopo alcuni anni di crisi. Anche il settore delle carni bovine e quello suinicolo nel 2011, dopo una situazione di partenza di forte crisi, ha visto recuperare terreno nella seconda parte dell’anno grazie al contenimento dell’offerta di carne e alla riduzione del costi delle materie prime. Decisamente positivo è stato il mercato del settore avi-cunicolo.
QUARTA PROVINCIA IN ITALIA. In generale, nel 2011 l’agricoltura in provincia di Cuneo ha mantenuto il suo primato rispetto ad altre province italiane, contribuendo per il 40,7% al valore della produzione agricola totale regionale e per il 2,8% su quella nazionale. Il settore zootecnico continua a rappresentare in termini monetari oltre la metà del totale provinciale (57,3%), seguito a distanza dai settori frutticolo e vitivinicolo (19,6%) e da quello delle coltivazioni cerealicolo-industriali (12,4%). Nel raffronto con le altre provincie italiane Cuneo si colloca al quarto posto dopo le provincie di Brescia, Verona e Mantova e prima di quelle di Bari, Foggia e Salerno. In linea con quanto avviene nel resto del Piemonte, è inoltre in corso una continua flessione nel numero delle imprese agricole.
DIMINUISCONO LE AZIENDE, AUMENTANO LE DIMENSIONI.
Dai dati raccolti del Censimento dell’agricoltura regionale emerge una vigorosa diminuzione del numero di aziende, le quali passano dalle 107 mila del 2000 alle 67 mila del 2010. Tale dato ricopre un certo significato se messo in relazione con un’ulteriore statistica: la superficie agricola utilizzata (SAU), sempre a livello piemontese, è andata incontro a una riduzione molto limitata rispetto l’andamento delle altre Regioni del Centro-nord (-5%). Meno aziende, stessi terreni coltivati: tali cifre indicano che le aziende agricole in Piemonte hanno aumentato considerevolmente le proprie dimensioni. Nel tempo sono venute meno le aziende molto piccole e i terreni corrispondenti sono stati acquisiti da titolari di altre realtà agricole. A tal proposito va sottolineata la SAU media per ogni azienda pari a 15 ettari, valore tra i più alti fra le regioni italiane.
SULLA BUONA STRADA. «Il comparto rurale rappresenta un settore in continua evoluzione – commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto -, pronto indubbiamente ad adeguarsi al continuo variare del contesto circostante. Desta particolare interesse il dato relativo alla forte diminuzione del numero di aziende, ma se raffrontato a una delle diminuzioni della superficie agricola utilizzata meno incisive di tutta Italia, allora abbiamo la conferma che l’agricoltura piemontese non è in difficoltà, al contrario è pronta ad affrontare le nuove sfide della modernità. Lo testimonia la conseguente accresciuta superficie media aziendale, sintomo di spirito di imprenditorialità e buono stato di salute dell’attività».