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Le foto degli alpeggi penalizzano i margari


A tre anni di distanza dalle operazioni di ‘refresh’, ossia l’attività di aggiornamento delle foto aeree e della conseguente interpretazione dell’uso del suolo piemontese per il monitoraggio delle colture e della consistenza territoriale delle aziende agricole, la Confagricoltura di Cuneo è perplessa circa i risultati della nuova fotointerpretazione effettuata nel 2012 da parte del SIN (Sistema Informatico Nazionale) su indicazioni emanate dall’Unione Europea. Di questa mappatura si avvalgono gli organismi pagatori, Arpea in Piemonte, per definire l’erogazione dei contributi comunitari alle aziende del settore.
Se dal 2009 non vengono più considerate parti della superficie coltivabile fossi e canali irrigui asserviti all’appezzamento, con conseguenti danni seppur limitati ai produttori cuneesi di pianura, con le rilevazioni eseguite nel 2012 si vuole replicare questo meccanismo applicandolo con effetti particolarmente gravi ai pascoli montani, andando a delimitare in maniera stringente gli alpeggi. Operazione questa difficile da realizzare in maniera oggettiva per via di interpretazioni sia da parte degli organismi pagatori che da parte dei beneficiari.
“Si tratta, in generale, di procedure che comprendiamo nella loro logica fondante perché mirano a rimodellare le superfici ‘disegnate’ negli anni dalle pubbliche amministrazioni con la realtà dei fatti – dichiara Gualtiero Dalmasso, responsabile Caa di Confagricoltura Cuneo – ma la nostra provincia, dove forte è la presenza di zone montane, rischia di vedere penalizzate proprio quelle realtà che si servono delle terre alte per portare in alpeggio mandrie e greggi”. Difficile dire se una pietraia, per esempio, faccia parte di un pascolo o meno in quanto effettivamente gli animali lì non pascolano ma sono obbligati a transitarvi e a sostarvi. Ciò che convince ancora meno, poi, è la retroattività delle misure: “Già nel 2009 le nostre aziende, a seguito di fotointerpretazioni, avevano dovuto restituire parte delle somme percepite gli anni precedenti – continua Roberto Abellonio, direttore provinciale di Confagricoltura – e adesso si intende applicare lo stesso principio con nuove pesanti conseguenze. Non possiamo accettare, infatti, una revisione di dati già elaborati dallo stesso soggetto e per giunta con effetti retroattivi; stiamo parlando di cifre importanti per aziende che operano in zone disagiate della provincia e il cui ruolo è fondamentale per il mantenimento dell’economia nelle Terre Alte”.