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Le ciliegie sono le prime vittime delle piogge, dimezzata la produzione nella zona tipica del Torinese


Sono le ciliegie le prime vittime del maltempo di questi giorni. La grandine, ma soprattutto le abbondanti piogge delle ultime settimane nel Torinese hanno messo al tappeto quasi la metà della produzione della pregiata Ciliegia di Pecetto.

«Il problema è l’acqua – spiega Piergiorgio Miravalle dell’azienda agricola Molinetto di Pecetto -, quando l’acqua è troppa le pareti cellulari della frutta esplodono, e se poi si aggiunge il caldo improvviso, allora la ciliegia viene aggredita dai funghi parassiti, monilia in testa, e marcisce, facendo a sua volta marcire l’intero grappolo. La raccolta diventa problematica e spesse volte la selezione sulla pianta non è sufficiente a scongiurare il dilagare dell’infezione anche nella vaschetta, rendendo necessarie nuove cernite».

Al momento, il danno riguarda le varietà precoci, dalla “Bigarreau” alla “Big Lory”, ma anche la “Carmen”, coltivata sotto telo, non è scampata ai funghi che si sviluppano con l’umidità e il caldo.

Sotto tiro, in particolare, l’area tipica della Ciliegia di Pecetto, collina Sud di Torino (Pecetto, Trofarello, Moncalieri, Baldissero, Pino Torinese).

«Di fatto – osserva ancora Miravalle -, ci teniamo il danno. Le polizze assicurative sono troppo costose e non garantiscono risarcimenti adeguati. Non ci resta che sperare nel miglioramento delle condizioni meteo, altrimenti saranno a rischio anche le altre varietà».

Constatazioni che vengono ribadite sul fronte sindacale da Matteo Actis Martin, funzionario di zona della Confederazione italiana agricoltori di Chieri e Chivasso: «In teoria – dice Actis Martin -, lo Stato risarcirebbe parte del costo della polizza, ma i tempi di attesa dei rimborsi sono talmente lunghi (ormai si parla di anni) da scoraggiare la stipula dei contratti assicurativi. Le avversità atmosferiche continuano purtroppo a rappresentare un rischio d’impresa per gli agricoltori, che, come tutti, già non vivono una stagione favorevole».