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Le castagne in Piemonte valgono 20 milioni di euro, dati positivi dopo la sconfitta del cinipide galligeno


Autunno è subito sinonimo di castagne. Arrostite, lesse, cotte in latte e zucchero oppure usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne: sono tanti e diversi i modi di gustarle.

RACCOLTO CASTAGNE. Dopo aver rischiato la scomparsa, tornano quelle italiane con un raccolto stimato superiore a 30 milioni di chili in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa, quanto era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili a causa della strage provocata da un insetto alieno, il cinipide galligeno del castagno, proveniente dalla Cina che per anni ha infestato i boschi lungo la Penisola.

QUANTITA’ E PEZZATURA. La produzione piemontese, tipica delle zone del torinese, cuneese e nord Piemonte, registra un calo del 20% rispetto allo scorso anno a causa del clima piovoso, grandinate violente e temperature altalenanti. Ottima la pezzatura che è di grande dimensioni in quest’annata. In Piemonte ci sono tra i 30 ed i 40 mila ettari di cui oltre la metà classificati come castagneti da frutto, la produzione è di 140 mila quintali per un fatturato che sfiora i 20 milioni di euro. Conosciute, in particolare, la Castagna Cuneo Igp ed il Marrone della Valle di Susa Igp.

OCCHIO ALL’ORIGINE. «Dato positivo castagno – si legge in una nota di Coldiretti Piemonte – è quello relativo al calo delle importazioni, ma resta alto il rischio di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia. Per questo chiediamo di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia».