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Latte in polvere, il mercato fa gola al Piemonte


Con il via all’etichettatura d’origine obbligatoria per il latte Uht ed i suoi derivati, partita definitivamente lo scorso 19 aprile, l’intero comparto lattiero-caseario Made in Piemonte viene valorizzato e viene resa nota la carta d’identità delle produzioni per aprire una vera stagione di trasparenza.

A livello nazionale, vengono prodotte 11 milioni di tonnellate di latte vaccino, mentre dall’estero vengono importate 8 milioni di tonnellate con un incremento, nel 2016, del 15 per cento rispetto al 2015.

Per quanto riguarda il latte in polvere, in Italia, se ne consumano quasi 100 mila tonnellate di cui oltre il 90 per cento proviene dall’estero. Gran parte del latte viene impiegato per le preparazioni di dolci, gelati, prodotti da forno.

Il mercato italiano di questi ultimi si attesta, infatti, su oltre 1 milione di tonnellate e per la produzione impiega impiega 168 mila tonnellate di materie prime lattiero casearie e 1 milione e 400 mila tonnellate di latte liquido, per quanto riguarda il gelato il mercato è di oltre 950 mila tonnellate e per la produzione utilizza 143 mila tonnellate di materie prime lattiero casearie e 1 milione e 600 mila tonnellate di latte liquido.

“Purtroppo, però, in questi prodotti la maggior parte di latte liquido ed in polvere utilizzata proviene dall’estero – spiega Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte –; da qui scaturisce l’impegno che abbiamo preso per verificare la costruzione di una nuova filiera Made in Italy al fine di sostenere il consumo di latte in polvere italiano, sensibilizzando tutti gli attori della filiera stessa”.

“Non dimentichiamo, inoltre, che la polvere di latte viene impiegata per la produzione degli alimenti per i neonati e per i bambini – sottolinea il delegato confederale Bruno Rivarossa –; è opportuno, quindi, incentivare, a livello piemontese e nazionale, l’utilizzo del nostro latte per la produzione della polvere, affinché si creino sul mercato alternative alle lobby delle multinazionali e si garantisca ai consumatori la provenienza e la salubrità dei prodotti. Questo anche a garanzia di una sana e corretta alimentazione, come i consumatori stessi chiedono, e per avere una effettiva ricaduta economica sul comparto e sull’indotto”.