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L’agricoltura è bellissima lontano dagli uffici


L’agricoltura è bellissima, perché bellissima è la vita. E l’agricoltura è vita, appunto, nel bene e nel male. Poesia del contatto simbiotico con la natura, ma anche dramma di aziende costrette a chiudere le stalle o a smantellare frutteti, perché non c’è lavoro, oppure perché il lavoro non consente più di mantenere una famiglia.
L’agricoltura è bellissima, però, perché nonostante tutto è inesauribile e continua a offrire speranza. Non a caso, dai bollettini della crisi le uniche note positive riguardano il fronte dei campi. Il calo delle esportazioni, pressoché il solo motore di crescita dell’economia nazionale, nel primo trimestre di quest’anno si è fatto sentire anche in provincia di Cuneo, che ha perso più di un punto percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma l’unico dato in controtendenza è quello dell’export agricolo, che invece è cresciuto del 5,1 per cento.
Parallelamente, le ultime rilevazioni fornite alla Giornata dell’economia indicano che le aziende agricole condotte da giovani sotto i quarant’anni sono quelle che guadagnano di più, in quanto maggiormente capaci di internazionalizzarsi.
Il messaggio è chiaro. Lo spazio c’è, bisogna rimanere con i piedi per terra, ma aprirsi al mondo, usare il trattore, ma anche il computer, parlare il piemontese, ma anche l’inglese, come avviene nello straordinario laboratorio formativo dell’Università di Pollenzo, dove si fondono virtuosamente i saperi tradizionali del mondo contadino con le avanguardie accademiche degli studiosi del gusto.
Il resto lo fanno la terra, gli animali, le piante, che da millenni tramandano ai posteri segreti più grossi di noi, restituendo al lavoro dell’agricoltore la magìa dei vini, dei formaggi, dei salumi, delle confetture di frutta… Capolavori naturali, come il miele, che già gli antichi egizi deponevano nel sarcofago del faraone per nutrirlo durante il lungo viaggio ultraterreno, oppure che gli uomini preistorici della penisola iberica dipingevano nelle “Grotte del ragno”, come trofeo del saccheggio degli alveari.
L’agricoltura è bellissima, quando non si è costretti a litigare sulle quote latte o le rendite catastali. Quando, passando accanto ai piloni votivi che invocano la protezione dei santi sui raccolti, si ha l’umiltà di alzare gli occhi al cielo e recitare un’Ave Maria.