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La stagione delle castagne porta buoni frutti


Da più parti il 2012 è stato definito “annus horribilis” per la castanicoltura. In effetti la produzione italiana ed europea è generalmente poca e scadente ma in Piemonte, nelle province particolarmente vocate al castagno, quella di Cuneo e quella di Torino, pur con una raccolta magra distribuita a macchia di leopardo sul territorio, si coglie una certa soddisfazione fra gli agricoltori.
A Marco Bellone, castanicoltore membro del Gruppo di Interesse Frutta della Cia Piemonte ed a Italo Eliotropio, tecnico Cipat chiediamo di illustrarci la situazione nel comparto.
“Nelle vallate del cuneese e del torinese – informa Bellone – si sono vissuti tempi bui fatti di bassissima produttività a causa di una serie di fenomeni patologici devastanti (cinipide, cancro corticale, mal dell’inchiostro, cidia, balanino e, più recentemente anche un diffusissimo marciume ) accompagnati da vendite a prezzi stracciati e perciò non remunerativi, prezzi che non coprivano neanche le spese di raccolta. La conseguenza di questa criticissima situazione è stata che molti produttori hanno avuto la tentazione di abbandonare il comparto e di non pulire nemmeno più i castagneti unendo così al disastro economico e sociale un elevato rischio ambientale facilmente immaginabile. Ora non è che quest’anno tutti i problemi sono stati miracolosamente risolti, anzi, anche in Piemonte l’andamento climatico di questa estate, caratterizzato da caldo torrido e scarse precipitazione idriche, ha ridotto drasticamente la capacità produttiva delle piante e l’azione di parassiti autoctoni ed esotici hanno proseguito la loro azione degenerativa pur se con minor virulenza. Se non altro, però, la pur magrissima raccolta di castagne, comunque di ottima pezzatura e con altissima percentuale di prodotto sano e gustoso, ha consentito di ricevere sul mercato una remunerazione che non è eufemistico definire interessante”.
“Nelle aree dove sono stati effettuati i lanci del parassitoide Torymus sinensis per combattere il temibile cinipide- integra Italo Eliotropio- si è notata una buona ripresa nello sviluppo della vegetazione, grazie ad una minor percentuale di galle che bloccano lo sviluppo dei nuovi germogli, con un incremento nella dimensione delle foglie e dello sviluppo dei getti. Si può, quindi, ragionevolmente constatare che in Piemonte vi sono risultati positivi nella lotta al Cinipide”
“E’ innegabile, comunque, che i prezzi che si sono realizzati quest’anno – riprende Bellone – sono fortemente condizionati dal fatto che il 2012 per la castanicoltura meridionale è stato un anno davvero nero, un vero e proprio disastro economico, come nel viterbese, dove il raccolta tocca lo zero assoluto, mentre in Campania si stima l’80 per cento in meno di raccolto. E proprio in queste aree, che sono le più vocate, a farne le spese sono le produzioni d’eccellenza che, spesso, hanno fatto concorrenza alle nostre castagne di qualità, quali i “marroni” ed i “garroni rossi”. E così vale per l’Europa, il che consente al prodotto piemontese di riprendere la via dell’esportazione, in particolare in Svizzera e nei Paesi nordici”.
“Segnaliamo a questo punto- conclude Eliotropio – che il comparto castanicolo deve tornare ad essere meritevole di attenzione da parte delle istituzioni a cominciare dalla Regione Piemonte in quanto, se si manterrà la remuneratività del prodotto e si registrerà una ulteriore regressione delle patologie, anche nell’immediato futuro la castanicoltura continuerà a rappresentare un fondamentale presidio del territorio e una coltura essenziale per la salvaguardia dell’assetto ambientale, sociale e rurale delle aree collinari e montane. Di qui la necessità di prorogare gli interventi previsti nella misura 214.2 del PSR per sostenere economicamente i castanicoltori ed incentivarli a proseguire le attività di manutenzione, la cura dei castagneti e la produzione del frutto. Per molte aziende il 2012 è l’ultimo anno in cui possono accedere ai contributi per il mantenimento in buone condizioni agronomiche ed il miglioramento dei castagneti da frutto attualmente coltivati. E’ indispensabile concedere loro ulteriori proroghe”.