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La spesa in campagna una questione culturale


Si diffondono sempre di più sul territorio provinciale i corsi di sana e corretta alimentazione per far apprendere ai consumatori partecipanti, sempre molto numerosi, come prendersi cura di se stessi attraverso una sana alimentazione ed un corretto stile di vita, facilmente applicabili anche nel vissuto quotidiano, per raggiungere il benessere psico-fisico e mantenersi in buona salute anche nel futuro.

La Cia di Cuneo, tramite la sua associazione “La Spesa in Campagna”, interviene a questi corsi con i suoi produttori per far conoscere la storia di alimenti di qualità, le persone che li producono, nel rispetto della salute dei consumatori e dell’ambiente, favorendo, con la loro presenza, relazioni dirette tra agricoltori e consumatori. Affrontiamo l’argomento con Andrea Fornero della azienda frutticola “Fornero” di Busca.

“Troppo spesso quando si va a fare la spesa, più che alla qualità, si bada ai dettagli estetici: il colore di un frutto, qualche ammaccatura sull’ortaggio. Da qui lo spreco, lo scarto, con il 20% circa del cibo sugli scaffali dei supermercati che finisce nel bidone. Noi invece insegniamo ai consumatori nei vari corsi od a coloro che vengono in azienda, nei mercatini, che una mela un po’ rovinata certo non è una mela cattiva, che fino a cinquant’anni fa i nostri nonni mangiavano prevalentemente frutta e verdura brutta ma buona. Qui sta anche il valore per così dire didattico della nostra partecipazione ai corsi, che forniscono l’opportunità di informare, di far dialogare direttamente il consumatore con il produttore. Questi momenti di confronto sono anche l’occasione per fornire, conti alla mano, che molto sovente le quotazioni dei prodotti sui campi non coprono nemmeno i costi di produzione. Prendiamo ad esempio quanto avvenuto nell’ultimo mese di ottobre: i dati rilevati dall’Istat segnalano un rialzo al consumo sugli alimentari ma non tutti sanno che i cereali hanno ceduto il 14% annuo, gli ortaggi il 18%, gli avicoli il 9%. Facendo una media tra i principali prodotti, si può stimare che per ogni euro speso dal consumatore finale, solo 15 centesimi oggi vanno nelle tasche dell’agricoltore. È urgente, allora, che il divario di prezzo nei vari passaggi della filiera venga colmato al fine di evitare la diffusione di prodotti agricoli di basso prezzo ma che non garantiscono salubrità e genuinità. Per ridurre le distanze tra gli attori vanno favorite maggiormente la nascita di nuove relazioni e forme di dialogo con le rappresentanze dei produttori, come stiamo facendo con “La Spesa in Campagna”, una risposta alle esigenze dei cittadini di voler acquistare prodotti agricoli di qualità a prezzi ragionevoli, equi, remunerativi del lavoro del produttore”.