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Agricoltura, non può esserci sostenibilità ambientale, senza quella economica


La Politica agricola comune deve avere “un livello più elevato di ambizione ambientale e climatica” e l’attuale sistema di incentivi alla produzione sostenibile dovrebbe essere sostituito con un regime in cui i Paesi membri avranno maggiori responsabilità.

E’ quanto si legge nelle bozze della comunicazione della Commissione europea sulla Pac dopo il 2020, la cui pubblicazione è attesa entro fine novembre 2017.

Va detto che l’Italia è tra i Paesi europei meglio posizionati per quanto riguarda la sostenibilità dell’agricoltura. La situazione per altro migliora di anno in anno. Le emissioni di gas serra dal 1990 al 2015 sono calate del 15,9%, tra il 2002 e il 2013 l’impiego di fertilizzanti è diminuito di oltre il 23% e quello di agrofarmaci di quasi il 30%.

L’Unione europea intende incentivare modelli di produzione sempre più rispettosi dell’ambiente. Non solo per colmare i ritardi, ma anche per onorare due impegni internazionali che ha sottoscritto nel 2015: gli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo sul clima di Parigi. Sul clima, soprattutto, la produzione agricola ha un ruolo piuttosto complesso: emette gas serra, ma può anche immagazzinare Co2 nei suoli.

Lo strumento principale con cui l’Ue cerca di incentivare una produzione sostenibile è la Pac, ma anche un insieme di direttive e regolamenti ad essa esterni, che incidono direttamente sulle pratiche agricole. A grandi linee, la situazione oggi è la seguente:

 L’erogazione del 30% degli aiuti diretti agli agricoltori è vincolata all’applicazione in azienda di tre pratiche ecocompatibili.

– Gli agricoltori possono perdere anche tutto l’aiuto se non rispettano alcuni criteri di gestione su ambiente e benessere animale, e il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali.

– A livello Ue è attivo un programma per la conservazione, caratterizzazione, raccolta e utilizzazione delle risorse genetiche in agricoltura.

– Nel periodo 2014-2020, si stima che circa 104 miliardi di euro del bilancio della Pac (tra il 20 e il 25%) sono impegnati in misure per contrastare il cambiamento climatico. Nello stesso periodo, almeno il 30% di ogni programma di sviluppo rurale (finanziato da Ue e autorità nazionali, le Regioni nel caso italiano) deve essere destinato ad azioni per il clima e l’ambiente

– Il 10% delle spese per i programmi operativi per le organizzazioni dei produttori del settore ortofrutta devono essere destinate ad azioni ambientali che vadano oltre gli obblighi previsti dalla Pac.

– La direttiva nitrati (che ha lo scopo di ridurre l’inquinamento delle acque da fonti agricole), quella sull’uso sostenibile degli agrofarmaci e la direttiva quadro sulle acque non sono parte della Pac ma incidono direttamente sull’attività agricola.

– Nel capitolo delle politiche climatiche, l’Ue sta per dotarsi di obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas serra per agricoltura, foreste, trasporti entro il 2030.

– Il metodo di coltivazione biologico, per i cui prodotti l’Ue ha uno specifico regime di certificazione, prevede restrizioni all’utilizzo di pesticidi e concimi di sintesi e si basa su pratiche agricole che assicurano un ridotto impatto ambientale per unità di prodotto

Le regole e le misure quindi non mancano. Alcune di queste sono applicate in modo discontinuo sui territori dell’Ue. Altre funzionano sulla carta, meno nell’applicazione pratica. Dopo la riforma del 2013, l’efficacia delle nuove misure di “inverdimento” (greening) degli aiuti diretti è stata ad esempio messa in discussione da accademici ed organizzazioni di agricoltori.

Questo sistema di incentivi e vincoli, promette la Commissione, è comunque destinato a cambiare presto. Anche se su molte questioni, ambientalisti e agricoltori si trovano su posizioni opposte. D’altra parte, tra le istituzioni e i tutti i gruppi di interesse c’è la consapevolezza che, essendo la politica più integrata a livello europeo (cui è destinato oltre un terzo del bilancio Ue), la Pac può essere uno strumento essenziale per una gestione responsabile delle risorse naturali. E che il coinvolgimento degli agricoltori, proprio in quanto ‘gestori’ di oltre il 40% dei terreni dell’Ue, è fondamentale a questo scopo.

La sostenibilità ambientale deve però andare di pari passo con la sostenibilità economica. Ogni processo produttivo deve essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista quello economico. È così anche per l’agricoltura. La prima finalità della Pac deve essere il sostegno alla competitività ed alla redditività delle aziende agricole. Se le aziende agricole non sono competitive e non producono reddito, é evidente che gli agricoltori non possono fare investimenti a fini “ambientali”.

Dimensione ambientale e dimensione economica delle imprese agricole sono strettamente interrelate tra loro da una molteplicità di connessioni e, pertanto, non devono essere considerate come elementi indipendenti, ma devono essere viste in una visione sistemica, quali elementi che insieme contribuiscono al raggiungimento di un fine comune.

Gabriele Carenini, vice presidente Cia Piemonte