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La lezione svedese ai produttori di latte


«Non temo il 2015 del dopo quote, perché se siamo sopravvissuti al disastro di quest’anno non abbiamo più nulla di cui preoccuparci».
Parola di Hans Samuelsson, allevatore svedese, ospite giovedì 20 dicembre del “Boehringer Ingelheim Italia Award 2012”, svoltosi al Castello di Villanova Solaro, come tradizionale evento di fine anno dell’associazione di allevatori europei Edf Italy, presieduta da Antonino Bedino.
LA QUESTIONE DEI CEREALI. Il problema principale, secondo Samuelsson, è stato l’aumento dei prezzi dei cereali e quindi dei costi di produzione, non compensati dalla crescita dei ricavi: «Peggio di così non poteva andare».
La sua è un’azienda con 165 vacche da latte (1.800 tonnellate di produzione all’anno), 15 tori da macello e 225 ettari di terra. Vi lavorano quattro operatori a tempo pieno, oltre a sé stesso e, in parte, sua moglie e suo padre. Il fatturato è di circa un milione di euro all’anno.
CONSUMI IN CRESCITA. La testimonianza di Samuelsson è stata molto apprezzata dalla platea degli oltre 250 allevatori intervenuti al convegno, soprattutto quando l’argomento ha riguardato gli scenari futuri del comparto lattiero caseario: «Ci aspettiamo una crescita dei consumi nei Paesi emergenti – ha detto l’allevatore svedese -, il mercato andrà cercato nell’export, in Cina e Asia prima di tutto. Ci siamo uniti, come produttori, in una grande cooperativa internazionale, la Arla, che raccoglie il latte in molti Paesi del Nord Europa, come Svezia, Gran Bretagna, Danimarca, Germania, Belgio e Lussemburgo. Abbiamo quindi gli strumenti per affrontare le sfide più impegnative, anche se siamo vincolati alle sorti della cooperativa, che ha praticamente monopolizzato il settore, non lasciandoci alternativa».
SVEZIA ITALIA. Il confronto tra Svezia e Italia illustrato da Samuelsson sulla base di dati del 2011, ha messo in evidenza punti di forza e di debolezza delle due realtà produttive. In Svezia il costo del lavoro è di 19,4 euro all’ora contro i 12,7 dell’Italia; per gli affitti si spendono 120 euro ad ettaro, contro 664; il consumo di concentrato è di 10,2 kg per vacca al giorno, contro 8,5; il latte alla stalla viene pagato 38 centesimi al litro, contro 43: «Da noi il clima è buono per il pascolo, non c’è bisogno di irrigare, il prezzo dei terreni è basso, la salute degli animali migliore, gli allevatori sono molto qualificati. Per contro, occorrono edifici costosi per difendersi dal freddo, le spese per la manodopera sono alte, si utilizza molto il concentrato nell’alimentazione degli animali e c’è difficoltà a trovare dei giovani che si dedichino a questo mestiere».
MA CI VOGLIONO I SOLDI. La speranza, per tutti, sta nell’aumento dei consumi in Asia, Medio Oriente e Africa, “una richiesta che potrebbe crescere più in fretta della produzione”, anche se, come ha avvertito il giornalista Vincenzo Bozzetti, direttore della rivista “Il latte”, “non è pensabile che sia Cuneo a soddisfare il fabbisogno di latte della Cina”: «Per fortuna – osservava Bozzetti – in Italia si è impostata una politica casearia basata sulla qualità, altrimenti saremmo completamente in mano alle multinazionali».
Dati alla mano, Bozzetti evidenziava come l’Europa sia il più grande produttore di latte del mondo, “ma l’Italia non ha pascolo e questo è un problema”: «Per il futuro bisogna guardare alle dinamiche del Bric (Brasile, Russia, India e Cina) – metteva in guardia Bozzetti -, fermo restando che è sempre la possibilità di comprare che determina l’entità della domanda. Se la gente non ha soldi, non compra. E, in Italia, il 45 per cento della ricchezza è nelle mani di appena il 10 per cento delle famiglie, mentre il 50 per cento delle famiglie possiede appena il 9,4 per cento della ricchezza del Paese».
VACCHE ZOPPE E MASTITI. Il convegno dell’Edf era stato aperto dalle relazioni tecniche, molto applaudite, di Alberto Brizzi sulle vacche zoppe e di Marco Ablondi sui costi delle mastiti.
Christian Troetschel, capo della Divisione veterinaria della Boehringer Ingelheim, aveva introdotto l’evento insistendo sulla necessità di confrontarsi con il mondo: «Nulla di quanto avviene anche a molta distanza da noi – ha detto Troetschel -, può essere ignorato dalle nostre aziende».
I PREMIATI. In chiusura sono stati consegnati i premi agli allevatori con le migliori prestazioni aziendali (cellule somatiche da 82 mila a 129 mila) del 2012.
Ecco i nomi dei premiati, con, tra parentesi, il caseificio di conferimento: Scotta Pier Antonio, Saluzzo (Lactalis); Vaschetto F.lli Silvio e Dario, Villafranca Piemonte (Osella); Maero Denis e Luca, Saluzzo (Biraghi); Griseri F.lli, Morozzo (Biraghi); Valinotti F.lli Flavio e Walter, Cardè (Valgrana); Angaramo Bartolomeo, Scarnafigi (Valgrana); Busso F.lli Dario e Marcello, Tarantasca (Fiandino); Giarrattana Maria, Cavallermaggiore (Lactalis); Garello Francesco, Saluzzo (Biraghi); Tesio F.lli, Cardè (Valgrana).

(nella foto: l’allevatore svedese Hans Samuelsson)