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La gente di campagna sul fronte della Resistenza


Quest’anno ricorre il 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione, un’occasione importante per riflettere sulla nostra storia. Conoscerla è un dovere di ogni piemontese, di ogni italiano, rappresenta la consapevolezza della ricchezza di questa eredità conquistata a carissimo prezzo, che è indispensabile salvaguardare.
La Resistenza è stata una vicenda straordinaria, forse la più bella e significativa della storia d’Italia perché per la prima volta si trovarono a reagire alla dittatura fascista e poi alla occupazione tedesca, persone di varie ideologie, di varie professioni e mestieri, uomini e donne uniti nella stessa ansia di libertà e di democrazia. Quando si parla del periodo della Resistenza molti si soffermano sulla sola parte militare mentre è altrettanto importante la resistenza civile perché, come ben ha ricordato nei suoi scritti Oddino Bo, storico dirigente regionale e nazionale dell’Alleanza dei contadini, prima, e della Confcoltivatori, poi, le brigate partigiane hanno potuto non solo operare attivamente come unità politico-militare, ma perfino sopravvivere come aggregazione di cento, poi duecento, e infine di mille e più uomini, grazie al rapporto con la popolazione, in buona parte contadina, cioè con coloro in mezzo ai quali i partigiani vivevano ventiquattro ore su ventiquattro.
E’ abbastanza evidente che se la gente di campagna non avesse assunto anche nelle nostre zone un atteggiamento di tolleranza prima, di collaborazione poi ed infine di partecipazione diretta, ben difficilmente la guerra partigiana avrebbe potuto assumere il volto e le dimensioni di «guerra di popolo» che invece essa riuscì a darsi anche nelle nostre vallate. Una parte consistente dei partigiani è costituita da giovani montanari e contadini ed il mondo della campagna ha finito con il pagare durante l’occupazione tedesca un prezzo altissimo in termini di vittime civili come è documentato nelle lapidi che in più di 10.000 comuni rurali.
La Cia del Piemonte, nell’ambito del 70° anniversario, ha rafforzato in ogni provincia, la testimonianza del supporto e del sacrificio di vite umane offerta dalle popolazioni contadine dell’epoca al ritorno alla democrazia in Italia. Raccontando la Resistenza, soprattutto per i giovani, nella convinzione che la cultura della memoria guarda indietro, al passato, solo per aiutarli (ed aiutarci) a guardare meglio al presente ed al futuro.