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La castagna scalda il cuore della Granda


In un autunno cuneese pieno di colori vivi e caldi la castagna simboleggia il binomio inscindibile tra riscoperta della natura ed importanza della salvaguardia dell’ambiente. La castanicoltura è un’attività che nella provincia Granda sa unire tradizione e passione con la tecnica e la ricerca e, pur facendo i conti con lo spopolamento delle aree montane, continua ad essere molto importante, con produzioni di qualità riconosciute in tutto il mondo ed a rappresentare un nuovo, interessante modo di fare impresa.

La castagna è stata al centro dell’attenzione che ha visto, sabato 15 ottobre nella sede provinciale della Cia, in piazza Galimberti 1 a Cuneo, la partecipazione di protagonisti del mondo istituzionale, politico, associativo, tecnico, commerciale, culturale, gastronomico. Dopo il saluto degli ospiti istituzionali (il vicepresidente regionale Cia, Ludovico Actis Perinetto, la vice presidente della Camera Marina Sereni e la senatrice Patrizia Manassero), sotto la regìa di Giorgio Grigliatti critico eno-gastronomico, si sono susseguiti gli interventi di Silvio Barbero cofondatore di Slow Food e vice presidente UNISG sul tema Agricoltura d’eccellenza come motore economico del territorio, di Chiara Gribaudo su L’Agricoltura di montagna e le sue potenzialità, di Filippo Taricco, presidente e direttore artistico Collisioni festival su Binomio agricoltura-cultura per la promozione delle tipicità territoriali.

Anche l’emozione ha fatto la sua comparsa nelle relazioni. Lo è stato quando Ettore Bozzolo, referente della Comunità del cibo “Custodi dei Castagneti” della Val Mongia ha ricordato che il castagno è un albero speciale, che tanto ha dato assicurando la sopravvivenza alimentare ed economica di intere generazioni in montagna anche se l’uomo, in questo ultimo secolo, non ha avuto per lui il grande rispetto che merita, per questa pianta possente e rugosa, come il viso di un antico e stanco contadino, abbandonando i castagneti a se stessi, sostituendo i loro doni con prodotti considerati più efficienti o più facili da utilizzare, recandosi fra i loro tronchi amichevoli soltanto nelle domeniche di ottobre, per depredarli delle castagne, raccogliendo frettolosamente i frutti tra il fogliame caduto che ricopre il suolo di mille sfumature di colori caldi.
Solo di recente, l’uomo è tornato ad interessarsi di lui, delle sue malattie che lo assediavano da tempo, ad ascoltare il suo grido e ad amarlo come merita, con le cure, le attenzioni, il rispetto e l’ammirazione per la sua incomparabile bellezza e per la sua abbondanza, generosità, amicizia.

Si sono, poi susseguiti gli interventi di Attilio Ianniello, storico, scrittore e collaboratore Comizio Agrario di Mondovì su Il legame tra il territorio e la castagna nel Cuneese, di G.B. Mantelli, a.d. e direttore commerciale Venchi su La trasformazione dei frutti cuneesi nell’industria dolciaria, di Ugo Alciati, chef Ristorante Guido nella Villa Reale di Fontanafredda su Esperienza di un grande chef nell’utilizzo delle eccellenze locali.

I lavori sono stati conclusi da Secondo Scanavino, presidente nazionale della Cia, il quale ha ricordato l’importanza dell’agricoltura di montagna in quanto, oltre alla produzione di alimenti di alta qualità, fornisce molteplici servizi per la comunità, come il mantenimento di un paesaggio aperto e fruibile, la conservazione della biodiversità, la protezione delle risorse naturali, il mantenimento di un livello minimo di popolazione in tali particolari aree rurali, la salvaguardia delle infrastrutture e la conservazione della cultura e delle tradizioni.

“La Cia – ha rilevato Scanavino – ha sempre dedicato particolare attenzione all’agricoltura ed agli agricoltori delle zone montane, impegna dosi con iniziative e proposte per assicurare ad essi un futuro, battendosi, a livello nazionale ed europeo, per riconoscere una compensazione per le prestazioni di tutti coloro che operano nella difficile area motana. Tanto più oggi che, in quei territori, stanno tornando molti giovani che credono nella castagna e manifestano interesse per la castanicoltura, il che rappresenta la più importante garanzia per il futuro del comparto”.