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In calo il mercato dei suini ma l’export dei salumi vola


Nell’ambito del convegno “I piaceri della carne” a Savigliano la neo presidente della sezione nazionale suinicoltori di Confagricoltura, l’allevatrice piacentina Giovanna Parmigiani, ha presentato una relazione articolata sul comparto italiano ed europeo.
QUADRO INCERTO. Continua a rimanere incerto ed instabile il quadro della suinicoltura europea – secondo la Parmigiani – infatti dai dati riscontrabili la situazione odierna mantiene la contrazione già registrata dal 2011 ove il patrimonio suinicolo dell’Unione europea a 27 membri, ha manifestato una flessione (-1,5%), scendendo da 151 a 148,6 milioni di capi. Un decremento importante, risultato da una concomitanza di fattori: un andamento stagnante dei consumi, flessioni significative in molti degli Stati membri, incertezze rispetto all’applicazione delle normative sul benessere, aumento dei costi dei mangimi, restrizioni finanziarie alle imprese.
A determinare questa contrazione – secondo Confagricoltura – hanno concorso una molteplicità di fattori. Innanzitutto i bassi margini: il 2011/12 è stato il sesto anno consecutivo con margini pesantemente negativi per un allevamento medio nella UE. Le evidenti ripercussioni stanno determinando un rivolgimento del sistema allevatoriale che premia un modello di allevamento caratterizzato da dimensioni sempre più grandi e moderne, compromettendo evidentemente i piccoli allevamenti.
PIU’ BENESSERE, MENO SCROFE. Il patrimonio suinicolo nazionale nel 2012 è risultato costituito da 9,279 milioni di capi, in lieve decrescita (-0,1%) rispetto al dicembre 2011.
La normativa sul benessere ha determinato una ulteriore forte contrazione del numero complessivo delle scrofe che 717 mila del 2010 sono scese a 585 mila unità.
Continua inoltre la contrazione delle scrofe non montate, scese rispetto al 2010 del (-10,5%) indice preoccupante delle disaffezione dell’allevatore.
Dati confermati da un recente rapporto della UE che ribadisce che per quanto riguarda il settore suinicolo, la contrazione delle consistenze registrata nel 2011, con particolare riguardo al patrimonio delle scrofe (-3,2% nell’UE), sta determinando un calo della produzione di carne suina a livello europeo stimato in -0,4% nel 2012 e -3,2% nel 2013.
Tale contrazione è una conseguenza dell’entrata in vigore delle norme sul benessere delle scrofe e dei costi più elevati dei mangimi. Dopo il calo produttivo del 2012 e del 2013, la produzione di carni suine dovrebbe riprendere la sua crescita dalla seconda metà del 2014 e nel 2022 dovrebbe ritornare ai livelli del 2011 (circa 23 milioni di tonnellate).
Inoltre
PREOCCUPA IL MERCATO INTERNO. Il dato preoccupante è quello relativo al grado di auto approvvigionamento nazionale della carne suina, considerate le flessioni di produzione interna e consumi, è sceso intorno al 68,1% dal 69,5% del 2010 con un calo 1,4 punti.
Considerando l’insieme dei salumi e delle carni suine fresche la flessione arriva a -2,6% per un quantitativo pro-capite pari a 31,3 Kg contro i 32,1 Kg del 2010.
Anche la redditività dell’allevamento è decisamente calata.
Di contro si è registrato un “record storico” delle esportazioni di salumi italiani nel 2011. Secondo l’Istat nel 2011 i prodotti della salumeria italiana hanno raggiunto la cifra record di 1 miliardo e 40 milioni di euro (+6,8%) per un totale di 138.000 ton (+10,5%). Secondo stime del “Centro Studi Confagricoltura” per l’export del comparto nel 2012 è previsto in aumento del 5-6 per cento in valore rispetto al 2011 superando abbondantemente i 500 milioni di euro.