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“In agricoltura, il muro di Berlino rimane in piedi”


La Coldiretti piemontese ha annunciato di aver realizzato, tramite le sue cooperative, i suoi consorzi agrari e le sue associazioni, accordi di filiera che valgono 100 milioni di euro. La cifra è rilevante, ma rappresenta meno del 3% della plv agricola piemontese che è di circa 3.400 milioni di euro. Per fare un paragone, il fatturato delle cooperative agricole piemontesi supera i 750 milioni di euro.
Cento milioni sono anche meno della spesa sostenuta dagli italiani a Carnevale per le frittelle (sono circa 15 milioni i chili di frittelle, castagnole, frappe, chiacchiere e di altre specialità regionali preparate in casa, acquistate o consumate fuori durante il periodo di Carnevale, per una spesa complessiva stimata in 120 milioni di euro: Coldiretti, 20 febbraio 2014).
Il principale limite degli accordi di filiera realizzati della Coldiretti non sta però nella relativa dimensione economica, ma nel loro tratto distintivo, che è quello della chiusura e della contrapposizione nei confronti del resto del mondo agricolo.
La Coldiretti continua a “nuotare nella piscina di casa propria”, nonostante dal mondo agricolo provenga una forte richiesta di unità per battere la logica del declino e della marginalizzazione dell’agricoltura e per far sì che il settore agricolo sia considerato a pieno titolo quale componente produttiva, economica e sociale in grado di contribuire al rilancio della nostra economia.
Le cinque maggiori organizzazioni dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confesercenti, Casartigiani) hanno realizzato e strutturato un organismo di coordinamento, Rete Imprese Italia, per dare più voce e visibilità ai settori che rappresentano. Il solo settore in cui le rappresentanze dei produttori non fanno cartello è quello agricolo, per colpa della Coldiretti che non si è ancora resa conto che il muro di Berlino è caduto, segnando la fine di ideologie e categorie che nel passato avevano ingessato divisioni e differenze.
Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle Cooperative hanno invece compreso che era ora di mettere fine a certe antistoriche barriere che indebolivano il mondo agricolo e hanno dato vita ad Agrinsieme.
Agrinsieme rappresenta un momento di discontinuità rispetto alle logiche della frammentazione del mondo agricolo, ed è portatore di un nuovo modello di rappresentanza. Associazioni diverse, per storia, vocazione e struttura, hanno avuto il coraggio di abbandonare un po’ di individualità, senza per questo rinunciare alla propria identità, con l’obiettivo più alto di tutelare i reali interessi di un comparto e delle sue imprese.
La Coldiretti è l’unica organizzazione che non ha raccolto l’invito alla coesione rappresentato da “Agrinsieme”, sottraendosi così a quel percorso che vuole assegnare più forza alla rappresentanza sindacale del mondo agricolo in sede regionale, nazionale ed europea.

Lodovico Actis Perinetto
presidente Cia Piemonte