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Imprenditori agricoli attenti agli incentivi del nuovo decreto sulla produzione di biometano nei trasporti


Gli agricoltori seguono con interesse gli sviluppi dell’approvazione del decreto 2 marzo 2018, che incentiva il biometano nei trasporti fino al 2022.

Lo dimostra il folto pubblico che lunedì 28 maggio ha partecipato al convegno organizzato da Confagricoltura Piemonte e CIB – Consorzio Italiano Biogas – a Carmagnola, nel Torinese, dedicato alle prospettive del biometano e alle novità introdotte dal decreto, atteso da anni.

Il biometano di origine agricola deriva da un processo di digestione anaerobica di matrici organiche, quali residui agricoli e agroindustriali, colture di secondo raccolto, e può essere usato sia come carburante, sia per la produzione di calore e di elettricità.

Dopo le introduzioni del presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia e del CIB Piero Gattoni, il direttore dell’Area Ambiente di Confagricoltura Donato Rotundo ha spiegato che il decreto dà priorità al biometano da impiegare nel settore trasporti, in cui l’Italia deve ancora raggiungere l’obiettivo del 10% di consumo di energie rinnovabili al 2020, mentre “il nostro Paese ha già raggiunto gli obiettivi minimi richiesti dall’Unione Europea in materia di fonti rinnovabili complessive e di quelle elettriche”.

Il biometano derivante dai liquami degli allevamenti zootecnico aziendale potrà anche esser utilizzato per alimentare le macchine agricole e i mezzi di movimentazione dei prodotti. “Per i produttori agricoli sono previsti incentivi per il biometano immesso al consumo nei trasporti o attraverso i distributori – ha aggiunto Roberta Papili di Confagricoltura – e per il biometano avanzato immesso nella rete”.

Per produrlo, gli impianti possono essere quelli di biogas o biocarburanti convertiti in base alle norme, oppure di nuova realizzazione, purché in esercizio entro il 2022.

Gli aspetti fiscali legati alle novità del decreto sono stati illustrati dal direttore dell’Area Fiscale di Confagricoltura Nicola Caputo, mentre Lorella Rossi del CIB si è soffermata sulla sostenibilità quale macro obiettivo del provvedimento legislativo. Claudio Fabbri del Centro Ricerche Produzione Animali ha illustrato gli aspetti tecnico-progettuali che gli imprenditori agricoli devono tenere in considerazione per convertire gli impianti; Donatella Banzato, dell’Università di Padova, si è soffermata sui costi degli investimenti e sulle valutazioni economiche.

Tre imprenditori agricoli già attivi nel comparto delle rinnovabili (Riccardo Ferrero, Carlo Vanzetti e Sebastiano Villosio) hanno raccontato la propria esperienza e fornito contributi alla discussione sollecitati da Ezio Veggia, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Bioeconomia di Confagricoltura, a cui sono state affidate le conclusioni del convegno.

 

IL CASO DELL’AZIENDA AGRICOLA “LA FALCHETTA”

Tra gli imprenditori agricoli che hanno testimoniato al convegno la loro esperienza sul fronte del biogas, c’era Riccardo Ferrero, titolare dell’azienda agricola “La Falchetta”, situata all’interno del Parco La Mandria, a circa 15 km dalle porte di Torino, un parco storico di 3000 ettari, che fin dalla fine 1700 è stata riserva di caccia e luogo di soggiorno del Re e della corte Sabauda, la Venaria Reale.
La Falchetta è l’unica azienda presente all’interno del parco, la sua tenuta si estende per 200 ettari, circa due terzi dei terreni sono coltivati a cereali autunno-vernini e primaverili (mais, triticale, soia, girasole, in rotazione o avvicendamento e coltivazioni legnose in silvicoltura). Riccardo Ferrero è il titolare dell’azienda agricola dal 1977 e possiede un allevamento di 350 capi bovini e vitelloni da carne, produce inoltre miele, aceto di miele e di vino biologici. Il miele è prodotto nelle 400 arnie, grazie alle fioriture delle variegate piante che vivono all’interno del parco e l’aceto è invecchiato in barrique di rovere per almeno tre anni.

Nell’azienda agricola le concimazioni dei terreni vengono fatte prevalentemente con il digestato, il biofertilizzante ricco di sostanza organica e nutrienti proveniente dall’impianto di digestione anaerobica, ciò permette di dare la giusta quantità di nutrimento alla terra e di ridurre sia i fertilizzanti di sintesi sia i trattamenti antiparassitari e i diserbanti.
La produzione dell’azienda agricola è supportata dal 2010 da un impianto a biogas, che è completamente armonizzato nell’ambiente. In parte interrato, è stato progettato da un ingegnere ed ha anche vinto diversi premi come esempio di progettazione eco-compatibile.
L’impianto ha una potenza di 625 kW ed è alimentato dai reflui dall’allevamento aziendale (60%) e da biomasse (40%) (insilati di cereali primaverili, autunno vernini, borlanda di frumento e biomasse liquide) e sottoprodotti. Oltre a generare energia elettrica, l’impianto produce anche calore e freddo. Il calore alimenta la rete di teleriscaldamento dei locali dell’azienda agricola, il freddo che serve per il raffrescamento degli ambienti nel periodo estivo.
Tra i progetti futuri dell’azienda ce n’è uno di grande interesse, l’upgrading del biogas in biometano avanzato.