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Il mais miracoloso Storia di un’innovazione


“Il mais miracoloso” è il titolo di un volume di Emanuele Bernardi, dedicato ai mais ibridi e al dibattito che la loro introduzione determinò. Se ne parlerà nel corso di un incontro organizzato dalla Cia per il 9 giugno a Roma.

Alla tavola rotonda, moderata dal direttore di Agra Press Letizia Martirano, parteciperanno, insieme all’autore, il presidente della Commissione agricoltura della camera Luca Sani, il presidente della Cia Dino Scanavino, Roberto Defez del Cnr Napoli, Roberto Finzi, professore di storia economica, Manlio Sodi, direttore Dipartimento lingue moderne e classiche della Pontificia Università Lateranense.

Il mais in Italia è in crisi, come dimostrano le superfici dedicate alla coltivazione dell’importante cereale che diminuiscono di anno in anno. Se nel 2014, secondo l’Istat, gli ettari seminati furono circa 727 mila, per quest’anno si prevedono 699 mila ettari. Se invece dei dati ufficiali Istat si prendono in considerazione le indicazioni delle aziende sementiere, il quadro della situazione è ancora peggiore.

Fino a quindici anni fa l’Italia era autosufficiente. Poi dopo il 2001 è cominciata una fase di lento declino e nel 2004 abbiamo importato il 10% del mais di cui avevamo bisogno, diventato poi il 20% nel 2009, il 30% nel 2012. Per la campagna di quest’anno si potrebbe arrivare alla metà esatta del fabbisogno italiano, che è pari a circa 11 milioni di tonnellate.

Le motivazioni del declino della coltivazione del mais sono da ricercare in diversi fattori. I coltivatori hanno perso parecchio entusiasmo per il mais non solo per essersi trovati ad affrontare una concorrenza internazionale, non sempre leale, molto forte, ma anche perché in questi ultimi anni sono emerse una serie di difficoltà come la limitazione delle conce, la comparsa della Diabrotica e la presenza di micotossine. La Pianura Padana è una delle zone con le maggiori potenzialità produttive per quanto riguarda la coltura del mais, ma per contro, presenta anche le migliori condizioni per lo sviluppo dei principali funghi tossigeni che si sviluppano su tale pianta.

E’ bene quindi approfondire gli aspetti tecnologici della coltivazione del mais, a partire delle sementi che vengono impiegate, dalla cui resa cui dipende la redditività della coltura. La maggior parte dei maidicoltori si é resa conto che esistono genotipi di mais particolarmente sensibili ai patogeni, mentre altri risultano essere particolarmente “puliti”.