Sezioni


Il grano saraceno minaccia la frontiera!


Sta facendo il giro del web in queste ore la gaffe di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle della Commissione agricoltura della Camera, contenuta in una proposta di legge a firma di quattordici deputati pentastellati (prima firma Filippo Gallinella, lo stesso che alla domanda sullo stato civile – nei redditi parlamentari – rispose: “italiano”), il cui obbiettivo è la difesa del made in Italy e l’inasprimento delle pene “in materia di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari” per tutelare i consumatori “che si illudono di consumare prodotti made in Italy ignorando l’effettivo contenuto e la reale provenienza di tali prodotti”. La contraffazione agroalimentare, per i Grillini, deve diventare un reato “perseguitabile (sic)” anche dalla Procura Antimafia.
I deputati grillini propongono come esempio il fatto che “la pasta venduta in Italia è prodotta per un terzo con grano saraceno”. Evidentemente per i deputati grillini il grano saraceno è quello prodotto dai Saraceni, il popolo nomade fondatore dell’Islam, che dopo aver hanno infestato le coste italiane con razzie e saccheggi per secoli, oggi continuano a recarci danno esportando il loro perfido grano che i nostri infidi pastai utilizzano a piene mani. La pasta a base di grano saraceno esiste, ma è destinata ai celiaci, in quanto la farina di grano saraceno è priva di glutine. Il grano saraceno viene anche utilizzato per cucinare alcuni piatti tradizionali, quali i famosi “pizzoccheri”, che sono il piatto simbolo della cucina tradizionale valtellinese, e la polenta “taragna”, ricetta tipica, oltre che della cucina valtellinese, delle valli bresciane e bergamasche.
Naturalmente, la gaffe non poteva non scatenare l’ironia dei social network: “Stop al grano saraceno, ma anche all’insalata russa, alla crema catalana, alla zuppa inglese, ai fichi d’India…“. C’era da aspettarselo.

(Fonte: Cia Piemonte)