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Il cammino dell’Avvento per affrontare il futuro


Il periodo dell’anno liturgico cristiano chiamato Avvento ci introduce nell’attesa del Natale, ossia di una ricorrenza religiosa e spirituale che, liberata da tutte le incrostazioni consumiste, ci riporta ad un evento di per sé eccezionale: Dio che si fa uomo ed irrompe nella storia umana.
È quindi un evento straordinario che va al di là di ogni previsione umana. Infatti come ci suggerisce Tonino Bello: «C’è nella storia, una continuità secondo ragione, che è il futurum, ed una continuità secondo lo Spirito, che è l’ad-ventus, il totalmente nuovo, il futuro che viene come mutamento imprevedibile».
Penso che questi aspetti del sentire cristiano possano essere utili ed importanti per tutti gli “uomini di buona volontà” a qualsiasi credo religioso o filosofico aderiscano.
C’è sempre qualche elemento di imprevedibilità nello scorrere del tempo; nulla deve essere dato per scontato. Anche nell’ambito politico ed economico nulla deve essere dato per scontato; le statistiche, le previsioni di istituti qualificati sono importanti ma non sono l’ultima parola, non esauriscono tutto il 100% della realtà.
Nel corso del suo discorso al Consiglio d’Europa, il 25 novembre scorso, papa Francesco ha ricordato al Vecchio Continente che per uscire dalla crisi economica e morale, ci vuole un nuovo slancio ideale («All’Europa possiamo domandare: dov’è il tuo vigore? Dov’è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov’è il tuo spirito di intraprendenza curiosa? Dov’è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione?»).
Uno slancio ideale che sappia dare nuovamente slancio all’economia in modo solidale («Auspico vivamente che si instauri una nuova collaborazione sociale ed economica, libera da condizionamenti ideologici, che sappia far fronte al mondo globalizzato, mantenendo vivo quel senso di solidarietà e carità reciproca che tanto ha segnato il volto dell’Europa grazie all’opera generosa di centinaia di uomini e donne »).
Ecco allora che l’Avvento è un periodo per rinfocolare una nuova idealità all’insegna della solidarietà, della non sottomissione al pensiero unico della finanza (lo stesso pontefice mette in guardia dai «sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti» nel discorso al Parlamento Europeo).
Il Movimento cooperativo nel suo insieme, e Confcooperative in particolare, ha nel suo Dna la forza e la creatività per rilanciare i propri valori di solidarietà e democrazia.
E questa affermazione viene sottolineata anche da papa Francesco: «Io ricordo – ero ragazzo – avevo 18 anni: anno 1954, e ho sentito mio padre fare una conferenza sul cooperativismo cristiano e da quel tempo io mi sono entusiasmato con questo, ho visto che quella era la strada. È proprio la strada per una uguaglianza, ma non omogeneità, una uguaglianza nelle differenze. Anche economicamente è lenta. Io ricordo ancora quella riflessione del mio papà: va avanti lentamente, ma è sicura… Auguro a tutti coloro che sono impegnati e sono attori di riforme cooperativistiche, di tener viva la memoria della loro origine. Le forme cooperative costituite dai cattolici come traduzione della Rerum Novarum testimoniano la forza della fede, che oggi come allora è in grado di ispirare azioni concrete per rispondere ai bisogni della nostra gente.
Oggi questo è di estrema attualità e spinge la cooperazione a diventare un soggetto in grado di pensare alle nuove forme di Welfare. Il mio auspicio è che possiate rivestire di novità la continuità» (Verona, 21 novembre 2013).

Attilio Ianniello
Centro per la Cultura Cooperativa