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I segreti del genepy il gingsen delle Alpi


“Ci vuole anche uno scatto d’orgoglio per dimostrare che la montagna non va derubricata ad area svantaggiata ma che in questo territorio ci sono possibilità di lavoro e di reddito”, dice l’ing. Pier Giovanni Bordiga, presidente dell’Associazione per la Tutela e la Valorizzazione del Genepy che incontro a Dronero nella sede dell’Espaci Occitan.
L’ingegnere è un distinto signore di 87 anni con i capelli bianchi e modi affabili. Magro, slanciato, dal sorriso sincero con un tocco di simpatica ironia, porta splendidamente i suoi anni: dal 2002 è alla guida dell’associazione dopo esserne stato il promotore.
In questo ruolo rivive, con un po’ di nostalgia, il lavoro nella conduzione dell’impresa di famiglia, la prestigiosa “Distilleria Bordiga”, incarico assunto, terminato l’incarico quarantennale di dirigente nazionale nell’Enel, a seguito dell’improvvisa scomparsa del fratello Mario, storico titolare dell’azienda.
“L’Associazione – informa – è nata nel 2002 per volontà di coltivatori di genepy e trasformatori dell’omonimo liquore con lo scopo di difendere e tutelare uno dei prodotti più tipici della nostra cultura alpina. La denominazione vuole conferire una valenza ed una collocazione geografica interessante l’intero territorio piemontese in modo da far conoscere e proteggere il liquore prodotto seguendo i metodi tradizionali con esclusivo impiego dell’erba genepy”.

Quali i suoi obiettivi?

“In primis garantire la difesa dell’ambiente montano e della specie genepy, preservando le piantine dalla raccolta indiscriminata dello spontaneo, come, purtroppo, avvenuto negli ultimi decenni. E poi fornire supporto ai coltivatori di montagna in modo da garantire loro una giusta integrazione al reddito con la coltivazione del genepy. Quest’ultima è la nostra sfida principale: trasformare i “raccoglitori” in “coltivatori” di questa piantina, a garanzia della cui qualità sono stati predisposti degli specifici disciplinari”.

Da questa coltivazione si può ricavare un reddito soddisfacente?

“Come per quasi tutte le colture di erbe officinali, anche per il genepy non è corretto parlare di un modo esclusivo di guadagno, più appropriato il termine di una “valida ed interessante integrazione” dell’economia montana, in particolare di persone che già operano nei territori di alta montagna, penso in primo luogo ai margari ed ai pastori, ma non solo, anche ai giovani con la passione per la montagna e la sopravvivenza di questo territorio. La quota ottimale di coltivazione è, infatti, individuata tra i 1500 ed i 2000 metri in quanto il genepy difficilmente si adatta alle temperature di quote più basse. Il liquore di genepy sta vivendo un momento particolarmente interessante, molto apprezzato sul mercato, ed ultimamente ricercato non solo da consumatori italiani ma molto da quelli francesi, con potenzialità anche oltreoceano…ma non c’è abbastanza prodotto essendo ridotto il numero di quanti lo coltivano”.

In effetti un bicchierino di genepì ci infonde una piacevolissima sensazione di calore che corrobora e dona nuova energia.

“Sarà anche per questo che si è guadagnato l’appellativo di “ginseng alpino”, facendosi apprezzare, oltre che per le già note virtù digestive, antinfiammatorie e antisettiche, anche per essere energetico e confortante. Un liquore dal sapore unico, con le esclusive note amare ed aromatiche che portano l’immaginazione alla maestosità delle cime su cui vivono le piante da cui si ricava. Il Genepy ( termine scientifico “artemisia”) é presente più o meno su tutto l’arco alpino. Sono 5 le varietà che si considerano Genepy e che sono utilizzate nelle varie zone per fare il liquore, ma le migliori sono l’Artemisia Mutellina ( detta anche Genepy femmina) la più adatta ad essere coltivata, e l’Artemisia Spicata ( Genepy maschio). Data la sua scarsa diffusione è una pianta protetta dal 1928”.

Quali le operazioni principali da svolgere nella coltivazione?

“La semina avviene ad inizio primavera, generalmente in serra fredda, in seguito – nel mese di giugno o luglio – le piantine vengono trapiantate in pieno campo. Indispensabile la pacciamatura al fine di precludere lo sviluppo di piante infestanti. A partire dall’anno successivo avviene la fioritura a cui segue la raccolta delle infiorescenze. Il ciclo colturale dell’artemisia dura mediamente tre anni. Dopo il terzo anno, infatti, le piante non producono quantità di infiorescenze sufficienti a garantire l’economicità della coltivazione. Dopo di che il prodotto raccolto va essiccato, tradizionalmente in locali arieggiati (solai o fienili) oppure con l’utilizzo di essicatoi, con una resa in secco che è del 30% circa. L’essiccazione è una tecnica di conservazione che permette di evitare l’instaurarsi di processi enzimatici, responsabili del decadimento aromatico e sanitario delle infiorescenze. L’operazione dura circa 15 giorni, trascorsi i quali il genepy viene conservato in sacchi di juta”.

Di qui può avere inizio il processo di trasformazione dell’erba in liquore….

“Processo che può essere svolto dallo stesso coltivatore (come avviene in taluni casi di nostri soci) oppure presso distillerie specializzate. Le piante di genepy essiccate vengono poste in contenitori di acciaio inox, riempiti con una soluzione idroalcolica e lasciate in infusione. Successivamente l’infuso viene torchiato e addizionato di una miscela di acqua e zucchero per completare la preparazione del liquore. Il genepy viene, poi, lasciato riposare per ottenere la spontanea sedimentazione delle parti insolubili, separate con varie filtrazioni fino ad ottenere la perfetta brillantezza del prodotto. Il liquore presenta diverse sfumature di colore che varia dal verdolino al giallo ambrato con una gradazione alcolica dai 30° ai 40°. Alcuni soci producono il liquore per sospensione: le piantine essiccate vengono collocate su apposite griglie sospese su di una soluzione idroalcolica, in contenitori chiusi ermeticamente dove l’alcool si satura delle componenti aromatiche e amare della pianta. Con l’infusione per sospensione il prodotto finito si presenta incolore”.

Chi sono i soci e quali le attività svolte dall’associazione sul territorio piemontese?

Coltivatori di erba genepy (delle valli Stura, Grana, Maira) e produttori di liquore (distillerie cuneesi, astigiane e torinesi) sono attualmente soci dell’Associazione. Il liquore Genepy ha ottenuto il riconoscimento, a livello europeo, dell’Indicazione Geografica del “Genepy del Piemonte” e del “Génépi des Alpes / Genepy delle Alpi”.
L’Associazione svolge molte attività di carattere promozionale ed informativo, con la dedizione e l’impegno dei soci, a cominciare dal vicepresidente Paolo Rovera e dalla segretaria Silvia Filippi. Negli ultimi anni sono stati avviati alcuni progetti atti a sensibilizzare cittadini e consumatori attraverso una corretta informazione sui valori del nostro territorio ed sulla salvaguardia dell’ambiente montano. Sono stati coinvolti enti pubblici (strenui sostenitori dell’Associazione a cominciare dalla Regione Piemonte) e privati, associazioni agricole (la Cia di Cuneo è un prezioso punto di riferimento), culturali, studenti delle scuole medie, degli Istituti Alberghieri ed Agrari.

(nella foto: Pier Giovanni Bordiga)