I salti dei Consorzi irrigui fonte di reddito agricolo
Ho lavorato per 41 anni come manutentore elettrico e sono da sempre appassionato di fonti energetiche rinnovabili, in particolare idroelettriche. Mi chiedo come mai non vengano utilizzati i salti idrici sui canali dei consorzi irrigui, che potrebbero produrre un significativo reddito integrativo per le famiglie agricole.
I consorzi irrigui già hanno la concessione dell’acqua e sono proprietari dei canali scavati dai loro predecessori, i dislivelli sono una conseguenza. Sui canali principali per la distribuzione delle acque irrigue sono presenti vecchi mulini abbandonati, ripristinabili con moderne turbine ad alto rendimento, basso rumore ed impatto ambientale zero.
Il sistema migliore è di coinvolgere il Comune come garante e supervisore della società, per tranquillizzare i proprietari dei siti. E’ da 30 anni che seguo questo problema ed ho concluso che i proprietari hanno paura di essere derubati o sfrattati, invece con il Comune sarebbero tranquilli di entrare nella società, tutelati e con le relative quote; così pure il Comune, che non ne ricaverebbe tasse, ma quote di rendita. Il valore della struttura verrebbe suddiviso in tante quote di valore opportuno, con prelazione dei soci del consorzio, successivamente degli abitanti del Comune ecc. fino a coprire l’intera somma e con le stesse percentuali verrebbero calcolate le ripartizioni degli utili.
Le aziende attraversate da corsi d’acqua dovrebbero essere autorizzate ad installare piccole centraline (sotto i 5-10 Kw/h), con l’unico obbligo della gestione da parte di persone qualificate: la tassa è questa e si tradurrebbe in lavoro per tutti.
E il nocciolo del discorso è che le risorse locali come prima cosa devono portare benefici alla gente della zona e poi di riflesso agli altri.
Un impianto idro produce 24 ore al giorno, quando piove, è nuvoloso o nevica. Se la realizzazione delle centraline può risultare costosa, il combustibile è gratis.
In campagna non c’è forse il detto che il nonno pianta la quercia per il nipote?
Se 50 anni fa, quando si sono fermati i mulini, i nostri politici ne avessero permesso la riconversione, ora a noi quella quercia farebbe molto comodo. Perché i politici di oggi non pongono un onorevole rimedio a quegli errori?
Claudio Olivero, Verzuolo