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Glifosato, incertezza sul voto in Europa


Da qualche mese i principali canali di informazione parlano della pericolosità per la salute umana del glifosato, un erbicida ampiamente utilizzato in agricoltura. A seguito di notizie a cadenza giornaliera e a trasmissioni dedicate all’argomento, si è creato tra la popolazione un vero e proprio allarmismo.

L’agro farmaco è sospettato di essere genotossico (cioè di danneggiare il DNA) e cancerogeno, ma il gruppo incaricato daall’Efsa di studiare il problema ha concluso che è improbabile che il glifosato sia genotossico o che rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo. Anche secondo gli esperti della Fao e dell’Oms (Joint Fao/Who Meeting on Pesticide Residues, Jmpr), è improbabile che il glifosato rappresenti un rischio cancerogeno per l’essere umano con l’esposizione attraverso la dieta. Affermazioni che sembrano ribaltare quanto annunciato lo scorso anno dalla Iarc, che lo aveva inserito tra le sostanze probabilmente cancerogene.

L’erbicida non è selettivo, viene assorbito attraverso le foglie o i fusti non ancora lignificati. Non può quindi essere impiegato direttamente sulle colture quali insalata, spinacio, patata, ma sul terreno prima della semina. L’assorbimento poi non avviene per via radicale. Quindi il cibo non può contenere il glifosato se non per contaminazioni accidentali ed in dosi assolutamente insignificanti e assolutamente non pericolose.

Esistono colture ogm, le così dette “Roundup-ready” che possono essere irrorate direttamente con il glifosato, in quanto l’ingegneria genetica ha introdotto nel loro DNA i geni dei batteri in grado di scomporre l’erbicida, ma in Italia ed in Europa non è possibile coltivare vegetali ogm e quindi gli alimenti prodotti in Italia ed in Europa sono sicuri.

Per quanto riguarda i danni ambientali si può affermare che il glifosate non ha mai creato seri problemi. La degradazione nel terreno a opera degli agenti fisici (luce, acqua, calore) è limitata: la principale via di demolizione della molecola è di tipo microbiologico e i microrganismi possono operarla sia in assenza che in presenza dell’aria, in tempi molto brevi. La velocità del processo di degradazione microbica varia molto in funzione delle caratteristiche e delle condizioni in cui trova il suolo, pur non superando di norma l’ordine di grandezza di alcuni giorni o, nelle condizioni più sfavorevoli, di poche settimane. L’attività di degradazione è il risultato dell’influenza globale che tutti i fattori in gioco (quali umidità, sostanza organica, pH, temperatura) esercitano sui microrganismi del terreno.

L’erbicida è indispensabile all’agricoltura e il divieto di uso del glifosato provocherebbe la sostituzione con altri erbicidi, magari più costosi e con molecola e più tossica. La nostra agricoltura senza glifosato subirebbe un danno economico elevatissimo in quanto si troverebbe a sostenere costi di produzioni più elevati e a competere senza alcuna possibilità contro l’agricoltura ogm.

Sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato l’Europa è in stallo. Il Comitato di esperti dei 28 Stati membri è ancora troppo diviso e di conseguenza non si è ancora arrivati ad una decisione. Il tempo stringe (la decisione va presa entro il 30 giugno), ma la posizione della Commissione europea appare piuttosto ferma: non è intenzionata a decidere al posto dei 28 Stati membri, come già avvenuto tante volte in passato in situazioni analoghe con gli organismi geneticamente modificati (ogm), in assenza della maggioranza necessaria. Secondo quanto si apprende, gli unici Paesi chiaramente contrari in caso di voto sarebbero stati Italia e Francia, mentre Germania, Svezia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Austria e Grecia avrebbero optato per l’astensione.

(Fonte: Cia Piemonte)