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Gli industriali abbassano unilateralmente il prezzo del latte, sul mercato si affacciano Bulgaria e Romania


La settimana scorsa il gruppo Italatte, con una lettera inviata agli allevatori conferenti, ha deciso che a partire dal mese marzo il prezzo del latte scende da 37 a 35,50 centesimi al litro.

La decisione unilaterale di rivedere il prezzo alla stalla è stata giudicata negativamente da Confagricoltura. Secondo l’organizzazione degli imprenditori agricoli è necessario attendere i prossimi mesi, in quanto l’indice riproduce fedelmente l’andamento del mercato, ma con almeno quattro mesi di traslazione temporale. Il ribasso di questi mesi si farà quindi sentire più avanti nel prezzo del latte stalla. La decisione di Italatte è stata “replicata” da alcuni caseifici, anche piemontesi, forti della loro importante posizione di mercato. Questi stanno cercando di imporre ai conferenti quotazioni inaccettabili, pur a fronte di un andamento di mercato positivo per quanto riguarda i prodotti lattiero-caseario trasformati.

In questo quadro occorre rilevare che a livello commerciale per la prima volta l’Unione Europea si è affermata leader delle esportazioni, superando la Nuova Zelanda. Da mesi però sta anche aumentando in modo consistente la produzione di latte e si stanno affacciando sul mercato nuovi Paesi produttori ed esportatori, quali la Bulgaria e la Romania. In questo contesto esiste il rischio di uno squilibrio tra domanda e offerta che produrrà, inevitabilmente, ripercussioni negative sul mercato.

Pur tenendo presente che il mercato è globale e che è difficile incidere sul prezzo delle commodities a livello internazionale, è necessario agire su più fronti per limitare la produzione, aggregare l’offerta, valorizzare la commercializzazione del prodotto attraverso la produzione di specialità a denominazione d’origine protetta. È cioè necessario individuare una nuova strategia che punti a riequilibrare il rapporto tra le attese del mercato e la capacità produttiva, per far sì che si raggiunga un nuovo equilibrio in grado di garantire agli allevatori un prezzo adeguato, in grado di remunerare i costi di produzione e favorire prospettive commerciali solide per assicurare un futuro di sviluppo per il comparto.

 

Fonte: Confagricoltura