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Gli allergenici in etichetta penalizzano il nostro vino


Da giugno scorso è scattato l’obbligo di adeguare le etichette dei vini alle norme sulle indicazioni degli allergeni previste nel regolamento UE.
“I vini prodotti e/o imbottigliati a partire dall’1 luglio 2012 – spiega Chiara Azzali, Presidente della Sezione Vitivinicola di Confagricoltura Piacenza – devono riportare in etichetta l’eventuale presenza di allergeni ancora residui nel prodotto”.
I vini che contengono residui di derivati da latte e/o uova (in quantità superiore a 0,25mg/l) come conseguenza delle operazioni di chiarificazione devono esplicitare sull’etichetta, oltre alla frase “contiene solfiti” anche le altre diciture sui derivati del latte e delle uova come ad esempio: “contiene uovo”, “contiene proteine dell’uovo”, “contiene lisozima da uovo od ovoalbumina”; “contiene latte”, “contiene derivati del latte”, “contiene caseina del latte”. Gli addetti auspicano che queste indicazioni possano un domani venire sostituite da simboli e pittogrammi per evitare di tradurre le diciture nelle lingue dei Paesi dove il vino è commercializzato.
La normativa è frutto di un lavoro scientifico che ha consentito, in passato, di escludere con certezza l’allergenicità di alcuni distillati realizzati a partire da materie prime allergeniche (come il grano o frutti secchi con guscio).
“Per alcune sostanze impiegate nella produzione del vino le evidenze scientifiche sono state diverse – spiega Azzali -. Le nuove norme sono riferite alla presenza nei vini di residui di albumine e caseine, come conseguenza delle operazioni di chiarificazione”. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), sulla base della documentazione scientifica e delle ricerche disponibili, non ha potuto, ad oggi, escludere con certezza la presenza nel vino di residui di albumine e caseine in grado di provocare reazioni avverse, pur deboli, in soggetti allergici a latte e uova. La Commissione europea di conseguenza ha adottato un approccio prudenziale e al contempo pragmatico. “Come Confagricoltura – prosegue Azzali – abbiamo chiesto ulteriori approfondimenti perché, in altri Pesi, studi più approfonditi hanno escluso l’allergenicità dando seguito a scelte normative diverse. In Canada, ad esempio, per il Dipartimento federale per la salute, l’uso di prodotti enologici ottenuti dal latte e dall’uovo non conduce necessariamente all’obbligo di indicarne la presenza in etichetta perché, dopo una revisione completa dei dati scientifici disponibili, anche quando i prodotti enologici, essenzialmente chiarificanti, derivati da materie allergeniche, sono utilizzati, i loro residui proteici sono assolutamente inoffensivi, specialmente se i vini vengono trattati con adeguati cicli di filtrazione e solo i vini non filtrati si trovano, quindi, a subire la disposizione che in Europa è generalizzata. Anche in Svizzera sono state adottate norme analoghe a quelle canadesi.
Lungi dal voler esporre a rischi i consumatori, vorremmo che la problematica fosse approfondita e che, alla luce di considerazioni scientifiche ed inequivocabili, i diversi Paesi adottassero una linea comune perché, ad oggi, questa nuova indicazione in etichetta, oltre a costituire un costo aggiuntivo per le aziende, frenerà ulteriormente i consumi. Tanto è vero – conclude Azzali – che molti produttori stanno ricorrendo a tecniche di chiarificazione alternative ed abbiamo inoltrato all’Ausl richieste d’indicazione sulle corrette modalità di smaltimento dei prodotti chiarificanti che abbiamo in cantina e che non intendiamo utilizzare”.