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“Gli agromeccanici sono agricoltori a tutti gli effetti”, le parole del sottosegretario Manzato piacciono alla categoria


“Gli agromeccanici sono degli agricoltori a tutti gli effetti e devono poter accedere agli aiuti per gli investimenti, che potrebbero essere previsti in una specifica misura del futuro Piano di sviluppo nazionale”.

Le parole del sottosegretario alle Politiche agricole Franco Manzato raccolgono gli applausi dei quadri dirigenti della Federazione imprese di meccanizzazione agricola del veneto (Fimav), riuniti in assemblea sabato scorso a Fiesso Umbertiano (Rovigo), nella sede di MC Elettronica.

“Le imprese agromeccaniche investono in maniera costante in innovazione, per garantire la qualità e la tracciabilità delle materie prime agricole – è stata la risposta del presidente di Fimav e della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani, Gianni Dalla Bernardina -. Grazie a macchine moderne e tecnologicamente avanzate siamo in grado di offrire servizi sostenibili e assicurare una migliore competitività alle imprese agricole, ma è necessario che anche la politica intervenga per fare in modo che il processo di innovazione non si interrompa”.

La risposta del sottosegretario Manzato coglie dunque nel segno.

Il ruolo degli agromeccanici sarà sempre più centrale nell’agricoltura del futuro. Lo ha detto il prof. Angelo Frascarelli, docente di Economia e Politica agraria all’Università di Perugia. “Siamo nel pieno del dibattito della nuova Pac 2021-2027, con un’idea nuova di agricoltura – ha spiegato -. Parliamo di agricoltura smart, cioè intelligente, che rispetta l’ambiente, che produce alimenti sicuri a prezzi accessibili per i consumatori. Ma anche un’agricoltura che risparmia l’acqua, che aumenta la produzione e riduce i costi. Da questo punto di vista le tecnologie, soprattutto quelle legate alla meccanizzazione, sono un elemento fondamentale per ridurre i costi ed è evidente che le imprese agromeccaniche sono in grado di innovare prima delle altre e fornire servizi alle imprese agricole con economicità”.

Il professor Luigi Sartori, docente di Meccanica agricola e Agronomia all’Università di Padova, ha illustrato le novità del precision farming. “Oggi il percorso va dalla precisione alla certificazione – ha spiegato -. I dati raccolti attraverso l’agricoltura di precisione facilitano la gestione di una totale tracciabilità dal campo alla forchetta”.

Un percorso che si attua in quattro fasi, dall’identificazione degli oggetti che entrano a far parte della rete digitale, alla condivisione dei dati attraverso sistemi di trasmissione, arrivando all’elaborazione dei dati stessi e per approdare all’autenticazione e alla certificazione. Questa può avvenire sfruttando anche i registri pubblici in cui avvengono i trasferimenti di dati: le cosiddette blockchain, che assicurano le transazioni del prodotto.