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Genomica e promozione, gli imperativi dello sviluppo per rilanciare la carne bovina di razza Romagnola


Un’impronta genetica che la rende speciale, particolare.  E quindi unica. È questo il tratto distintivo della Romagnola, la razza bovina da carne al centro del convegno dal titolo “La verità scientifica e il futuro della selezione” che Araer (Associazione nazionale allevatori dell’Emilia Romagna) le ha dedicato in collaborazione con Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini da carne)  e svoltosi lo scorso 7 giugno a Riolo Terme (RA).

La peculiarità della Romagnola è stata infatti illustrata da Sebastiana Failla, ricercatrice dell’Ente Crea, in base ai risultati scaturiti dalla recente analisi compiuta su un campione rappresentativo di carne di razza Romagnola, da cui sono emerse le sue caratteristiche organolettiche che nulla hanno da invidiare a razze più blasonate come la Chianina o la Maremmana, peraltro inserite all’interno del Consorzio del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale che applica per tutte lo stesso Disciplinare di produzione.

Eppure la Romagnola non gode della notorietà della Chianina, le sue consistenze dal 1988 a oggi si sono ridotte con gli allevamenti che da 1.553 sono passati a 356, il numero di capi da 16.818 si è ridotto a 11.724, quello delle vacche è passato da 8.571 a 6.371 e le quotazioni commerciali non superano mediamente i 5euro/kg a fronte dei 7euro/kg della Chianina.

Le motivazioni alla base di questa situazione sono molteplici, a iniziare da una scarsa attività di promozione commerciale passando inevitabilmente dal ricambio generazionale all’interno delle aziende che allevano la Romagnola, alle consistenze limitate e allo scarso utilizzo della fecondazione artificiale.

“È indubbio che si debbano apportare dei correttivi a questo trend – ha affermato Laura Cenni, allevatrice di Romagnola e moderatrice del convegno – ma io sono fiduciosa e convinta che riusciremo a invertire la rotta in vista di un deciso miglioramento, soprattutto in termini di redditività aziendale”.

“Posto che è fondamentale mantenere e auspicabilmente aumentare il numero di vacche per evitare che della Romagnola si parli in futuro solo di conservazione e non di selezione – ha affermato nel suo intervento Andrea Quaglia, responsabile del Libro genealogico di Anabic – oggi per il rilancio di questa razza un grande aiuto può arrivare dalla genomica, grazie alla quale, con un’unica analisi, possiamo ottenere un elevato numero di informazioni che, in una razza come la Romagnola in cui è presente un considerevole numero di tori destinati alla fecondazione naturale, possono fornire importanti informazioni iniziali sul valore genetico del riproduttore, stimato direttamente mediante le caratteristiche del suo Dna. Informazioni che possono essere rafforzate e/o verificate attraverso la raccolta dei dati appartenenti ai figli. Per la Romagnola Anabic ha avviato un Piano di accoppiamenti programmati dalla metà del 2017. Da allora ha verificato 4.500 vacche selezionandone 450 in 48 allevamenti. Alla fine dello scorso mese di aprile i soggetti nati all’interno di questo progetto erano 310 di cui 188 maschi e 122 femmine; mentre alla data del 31 dicembre 2018 i vitelli ispezionati per il nostro Centro genetico sono stati 164: dopo averne scelti 106 solo 76 sono stati quelli inseriti e alla fine 41 quelli approvati”.

“Il forte legame della razza al territorio, la qualità della carne insieme al risanamento delle anomalie genetiche – sono state le riflessioni conclusive di Luca Panichi, presidente di Anabic – rappresentano solo alcuni dei punti di forza della Romagnola che per il suo rilancio può sfruttare le grandi opportunità offerte dal nostro Centro genetico  e dalla genomica, ma anche dai programmi di accoppiamento e dai Psrn (Piani di sviluppo  rurale nazionale, ndr).  Gli obiettivi che dobbiamo perseguire sono ambiziosi ma raggiungibili, anche perché le caratteristiche della Romagnola e il suo metodo di allevamento rispondono a una richiesta sempre più pressante che arriva dal mercato. Per quello che ci riguarda, come allevatori, dobbiamo riuscire a fare  veramente squadra per raggiungere questi obiettivi e ottenere quel riconoscimento commerciale che la Romagnola merita. Mi piace portare un esempio che mi sembra molto eloquente. L’attuale sindaco di Venezia ha recentemente acquistato in Umbria un allevamento di bovini di razza Chianina riuscendo a vendere la carne prodotta in Giappone a non meno di 40 euro/kg. La Romagnola, oggi, arriva nelle mense scolastiche di Roma e non viene pagata oltre i 5,40euro/kg. Una riflessione è evidentemente doverosa”.