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Filiera dei cereali un percorso obbligato


Alessandria è un mercato importante per i cereali, in particolare per il frumento tenero, ed insieme a Bologna detiene i primati per gli investimenti di questa coltura.
Il nostro grano però, non trovando collocazione sul mercato locale per la mancanza dell’industria di trasformazione, paga una debolezza strutturale ed organizzativa che influisce negativamente sul prezzo riconosciuto ai produttori.
La cooperazione, solo in parte organizza le produzioni e non riesce a determinare un vantaggio concreto ai cerealicoltori alessandrini. L’Italia importa circa il 50% del suo fabbisogno, non molto tempo fa era autosufficiente, e il grano arriva da tutto il mondo e per i nostri agricoltori è difficile capire come il loro lavoro e i loro investimenti siano azzerati dai prezzi sempre in calo del prodotto.

Le guerre commerciali tra i grandi produttori mondiali e le guerre vere, rendono incomprensibile a tutti noi come si determinano i prezzi dei cereali. Si legge delle scorte mondiali di cereali e semi oleosi che sono notevolmente cresciute, i grandi competitori degli Stati Uniti, prima di tutto la Russia stanno conquistando nuovi mercati, e le rotte commerciali, in particolare per il grano, sono state completamente rivoluzionate. Per gli agricoltori non è facile intendere, e tanto meno scegliere cosa fare.
Intanto, da molte settimane, il lunedì, la commissione prezzi della Camera di Commercio di Alessandria rileva prezzi al ribasso, o quando va bene prezzi invariati per i cereali.

I ricavi per il frumento panificabile si attestano tra gli 800 e 1000 euro ad ettaro, mentre i costi delle sementi, concimi e carburanti sono in continua crescita. Per tutti noi è sempre più difficile comprendere i meccanismi dei prezzi, dei mercati internazionali, di tutto quel che sta a monte e a valle delle commodities, che stritolano la nostra cerealicoltura. Non dimentichiamo che l’Italia, oggi, deve acquistare il 50% di grano dall’estero, mentre non molto tempo fa era autosufficiente, insomma siamo grandi trasformatori e consumatori di prodotti a base di grano, ma piccoli produttori e poco remunerati.

Come organizzare e valorizzare le produzioni ceralicole non è cosa semplice, ma deve essere motivo di riflessione dell’intera filiera, che se da un lato fatica a distribuire il valore al suo interno, dall’altro non riesce ad organizzare la produzione. Valga l’esempio delle semine di questa campagna, che ha visto crescere gli investimenti di frumento tenero pur in presenza di prezzi in calo.

“Diventa sempre più necessario unire le forze e stabilire un equilibrio all’interno della filiera dei cereali, e per i produttori svolgere una forte e determinata scelta verso l’associazionismo – commenta Carlo Ricagni, direttore provinciale Cia Alessandria -. In questi anni è migliorata la qualità delle produzioni, sono state individuate le varietà richieste dal mercato, i costi di produzione ridotti, ma non basta, occorre organizzare semine e concentrazione del prodotto per aumentare il peso e la forza degli agricoltori nella filiera del grano alessandrino”.