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Europarlamento, da che parte stanno gli “incivili”?


Alcune personalità di grande rilievo e prestigio, appartenenti al variegato mondo ecologista, hanno aspramente criticato, in nome della “società civile”, la riforma della Pac approvata dal Parlamento europeo il 13 marzo scorso (“è stata una giornata nera per la democrazia”). Ed hanno accusato, sempre in nome della “società civile”, l’Unione Europea di aver incentivato e finanziato “per più di cinquant’anni pratiche agricole dannose, che inquinano suoli, acque e aria”.
Il Consiglio dei ministri agricoli, che il 19 marzo scorso ha accolto, sebbene con qualche arretramento, molte delle proposte del Parlamento di Strasburgo, e soprattutto quest’ultimo, eletto da tutti i cittadini europei, esprimerebbero quindi la volontà della “società incivile”? Sono “incivili” anche le Organizzazioni agricole, che hanno valutato positivamente l’operato dell’Europarlamento, pur restando ancora molte ombre e molto lavoro da fare?
Appellarsi alla società civile è un espediente retorico usato da chi ha vuole contrabbandare le proprie personali opinioni per opinioni della generalità della popolazione. La società civile non è un organismo compatto, ma un conglomerato d’interessi contrapposti, alcuni persino inconciliabili. Nessuno è titolato ad interpretare la volontà di tutta la società civile, perchè la società civile non ha un’unica volontà. Altrimenti non si capirebbe perchè in Italia il voto si è diviso tra Bersani, Grillo e Berlusconi.
Noi della Cia ci limitiamo a rappresentare la categoria degli agricoltori e cerchiamo di tutelarne al meglio gli interessi, compatibilmente con il quadro economico e sociale generale, e ci spiace, tra le altre cose, che vengano diffuse false credenze, diffamatorie nei confronti del mondo agricolo, tra cui quelle che gli agricoltori sono inquiniatori e che l’Ue finanzia pratiche agricole dannose.
I dati di fatto dimostrano esattamente il contrario. Nel corso di questi cinquant’anni in Europa c’è stato un crescendo di norme relative alla sicurezza alimentare, alla tutela dell’ambiente e al benessere degli animali. Il 1° gennaio 2005 è stata introdotta la condizionalità. Tutti gli agricoltori, che intendono beneficiare dei finanziamenti messi a disposizione dall’Unione Europea attraverso la stessa Pac, sono tenuti a rispettarla.
La condizionalità rappresenta un principio importante, in base al quale gli agricoltori possono beneficiare del sostegno al reddito per l’attività che svolgono, a condizione che rispettino impegni attivi riguardo a protezione dell’ambiente, sicurezza alimentare dei prodotti agricoli, benessere animale, tutela del paesaggio e buona gestione agronomica dei terreni. Il sostegno al reddito è un parziale compenso dei costi aggiuntivi che gli agricoltori devono sostenere per praticare un’agricoltura sostenibile.
La rotta verso un’agricoltura sempre più verde è stata tracciata. Un ritorno all’indietro è impossibile. Buona cosa sarebbe se gli ecologisti ne prendessero atto ed uscissero dalle loro roccaforti per aprire un confronto serio con gli agricoltori e le loro rappresentanze, per percorrere almeno qualche tratto di strada insieme.
Gli agricoltori sono gente responsabile ed i primi a voler proteggere l’ambiente, sia perché l’ambiente è il loro luogo di lavoro, sia perché ci tengono alla loro salute. Nessuna difesa dell’ambiente, per altro, è fattibile senza l’opera degli agricoltori.
Le sfide ambientali vanno coniugate però con un’altra imprescindibile esigenza: il mantenimento della competitività delle aziende agricole, che devono essere in grado di misurarsi con il mercato globale. La competitività in questo momento è messa fortemente a rischio dall’enorme carico di imposte, tasse, accise ed oneri contributivi che gravano sulle imprese agricole e sottraggono risorse ad investimenti in tecnologia ed innovazione, essenziali anche per l’ “inverdimento”. Molte aziende agricole stanno chiudendo. Scriveva Bruno Le Maire, già Ministro dell’agricoltura francese: “I nostri agricoltori sono sottoposti a una concorrenza globale spietata. Se non saremo ragionevoli nelle nostre richieste, avremo salvato una certa idea di agricoltura, ma gli agricoltori saranno spariti”.

Roberto Ercole, presidente Cia Piemonte