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“Ecco i vini del Piemonte più amati dai cinesi”


Sebastiano Ramello 39 anni, piemontese nato a Fossano residente a Centallo, consulente internazionale di vini italiani e brand-export manager per conto di diverse aziende vinicole italiane per lo più piemontesi (Langa e Roero) e per l’associazione di promozione cuneese “Piemonte sweet home”, già presente da tempo nei principali mercati mondiali tra cui Usa, Canada, Brasile, Russia, Australia, Cina, Hong Kong, Macao, India, Norvegia, Svezia, Olanda e Irlanda, si sta preparando a spostare parte del suo ufficio logistico nel Sud della Cina.
Già da fine di quest’anno sarà sul posto con una cordata di aziende per lo più cuneesi del territorio di Langa e Roero, con l’intenzione di dare vita a un progetto che sta elaborando da anni: l’apertura di un centro logistico per la promozione e conseguente distribuzione del vino italiano, insieme a partner cinesi ma anche di Hong Kong, per la creazione di una catena di wine shop e show room dove poter proporre l’alta qualità dei nostri vini.
Signor Ramello, come nasce l’“operazione Cina”?
«Sono molti anni che frequento il mondo asiatico, da prima l’India e ultimamente la Cina, conquistandomi una fettina di mercato, da prima portando vini di media qualità e oggi vini di alta e top qualità. In questi ultimi due anni, ho fatto diversi viaggi nel Sud e nel Nord della Cina per capire quale poteva essere il luogo migliore dove mettere le basi, che oggi definitivamente posso dire saranno nel Sud della Cina, in quanto vicino a Hong Kong, una delle porte principali dell’Asia, e a due delle città più in sviluppo di questo grande paese: Guangzhou e Shenzhen».
Il progetto prevede anche delle sinergìe turistiche?
«Si, con i nostri collaboratori cinesi e le aziende, associazioni cuneesi, intendiamo portare gruppi di turisti appassionati dell’enogastronomia in Piemonte, nei territori del cuneese (Langa,Roero) e così fargli vivere il piacere del gusto della nostra terra. Pochi giorni fa ho ricevuto una prima richiesta per conto di un mio stretto collaboratore di Hong Kong di organizzare un tour enogastronomico per una cinquantina di Xiangangren (abitanti di Hong Kong), appassionati dei vini doc e docg, per la prossima primavera».
C’è ancora spazio per aziende enologiche piemontesi che volessero affacciarsi al mercato cinese?
«Certo, siamo sempre alla ricerca di nuove aziende vinicole che vogliano rapportarsi a questo nuovo grande mercato».
Quali sono i vini che principalmente si stanno vendendo in Cina?
«I vini rossi a bassa acidità con gradi alcolici non eccessivi, fruttati semplici da bere, ma anche i vini importanti con grande corposità come Roero, Barbaresco e Barolo. In questo momento la vendita di un vino è legata alla capacità nel proporlo, a un marketing studiato. I vini che stanno ancora avendo una certa difficoltà sono i bianchi, anche se nell’ultimo anno sempre più cinesi si stanno avvicinando a questo tipo di prodotto, soprattutto ai frizzanti dolci, come il Moscato D’Asti docg».
Alle aziende vinicole che si vogliono avvicinare a questo mercato cosa consiglia?
«Di non fare viaggi spot di pochi giorni, ma di seguire progetti e spendere del tempo sul territorio, di comprendere la cultura e il desiderio dei cinesi, e di legare sempre il proprio prodotto al territorio, ricordando che promuove il territorio significa promuovere tutti noi e di conseguenza i propri prodotti».