Sezioni


E intanto la Francia apre la caccia al lupo


Il quotidiano “La Stampa” del 25 agosto dedica un’intera pagina nazionale al ritorno del lupo sulle Alpi e ricorda che i pastori francesi del parco del Mercantour, confinante con l’attuale parco naturale delle Alpi Marittime, nel 1995 organizzarono una grande manifestazione a Nizza per protestare contro le Istituzioni che nulla facevano per contenerne la proliferazione. Un cartello portato da un partecipante a quella manifestazione ammoniva “Non lasciamo che il lupo crei il deserto sulle nostre montagne”.
I nostri pastori sono meno bellicosi di quelli francesi, ma lamentano gli stessi gravi problemi. La pastorizia in montagna, a causa dei lupi, che ormai sono arrivati a formare dei pericolosi branchi territoriali, sta diventando un’attività molto complicata, snervante, quasi impossibile.
I pastori hanno dovuto costruire serragli o pagare dei sorveglianti per proteggere le pecore e le capre. Molti, demoralizzati, hanno smesso l’attività. Sarebbe bello che il lupo fosse un animale spazzino che preda solo le bestie vecchie e malate, i caprioli ed camosci ormai stanchi di vivere. Invece il lupo è furbo ed intelligente. Potendo scegliere, lo fa. E la pecora, animale domestico, è più facile da catturare.
La Regione ha approvato il “premio per pascolo gestito” per migliorare la difesa dagli attacchi dei predatori (recinzioni elettriche per il ricovero notturno dei greggi, cani da guardia ecc.ecc.) e per sostenere i costi dei sorveglianti. A tutela dell’attività degli alpeggiatori esiste anche un’assicurazione regionale che prevede il risarcimento sia per gli attacchi da lupo, sia per quelli da canide e copre anche i danni per gli animali feriti o dispersi in seguito ad un attacco predatorio.
Ma la mancanza di serenità in cui i pastori sono costretti a svolgere il loro lavoro e l’incertezza che grava sul loro futuro non possono essere ripagati da nessun contributo o risarcimento.
Le predazioni dei lupi ormai non risparmiano neppure le mandrie. Le incursioni dei lupi comportano non solo la morte diretta di vacche e vitelli, ma anche quella indiretta: gli animali in fuga, spaventati dai lupi, precipitano nei burroni, da cui a volte è persino difficile rimuovere le carcasse.
Nessuno vorrebbe che scomparissero i pastori ed i margari, non solo perché sono la “poesia” della montagna, ma anche per ragioni molto più pratiche: senza di loro la montagna sarebbe ancora più spopolata, con conseguenze disastrose per l’ambiente.
Occorre quindi affrontare la questione della proliferazione dei lupi con realismo e determinazione, sapendo guardare oltre i cliché dell’animalismo politicamente corretto e della mitizzazione del lupo, quale emblema di una astratta rivincita della natura. E’ di questi giorni la notizia che il prefetto del Var, in Francia, ha decretato un’operazione di “caccia di prelievo” al lupo.
Igor Varrone
direttore Confederazione italiana agricoltori di Cuneo