Sezioni


Donne in campo con l’aglio di Caraglio


Sandra Arneodo è la presidente provinciale di “Donne in Campo”, l’associazione delle imprenditrici agricole della Cia di Cuneo. In un recente Convegno regionale di Agrinsieme è stata portavoce dell’associazione femminile della Cia. Le rivolgiamo alcune domande.

A distanza di alcuni mesi dall’assunzione dell’incarico provinciale quali elementi hanno caratterizzato l’iniziativa di Donne in Campo a Cuneo?
“Penso di poter dire con orgoglio che l’associazione è diventata un prezioso ed utile punto di riferimento sia per le giovani donne che, in questi mesi, hanno deciso di avviare un’attività in agricoltura sia per quelle che, già inserite, hanno aderito alle nostre proposte di partecipazione a “mercatini” e sagre. D’altronde è un po’ quest’ultima la nostra immagine pubblica che caratterizza l’operato di “Donne in Campo” a livello nazionale. Con la preziosa collaborazione di Annalisa Paglia, la funzionaria Cia che mi accompagna in questo incarico, abbiamo operato con grande determinazione dimostrando che, e lo dico da donna per le donne imprenditrici, ce la possiamo fare e che già siamo un segmento significativo del mondo agricolo anche in provincia di Cuneo”.

Una presenza, quindi, la vostra che spazia su più fronti, da quello economico a quello sociale, a quello culturale.
“Beh, sì! “L’agricoltura in rosa” che si riconosce in “Donne in campo” non si limita alla sola organizzazione e presenza ai mercatini, ma punta anche ad interessarsi di settori più innovativi come biologico, produzioni di nicchia Dop e Igp, creando agriturismi e fattorie didattiche. Un passo ulteriore che stiamo valutando è quello delle fattorie sociali e degli agriasili. Anche a Cuneo è in corso, insomma, un percorso di crescita delle donne agricoltrici che, non dimentichiamocelo, costituiscono una parte importante dell’intero comparto agricolo, come ben evidenziano i dati dell’ultimo Censimento dell’agricoltura. Purtroppo, riconosciamo, le agricoltrici hanno ancora poca visibilità rispetto agli uomini e subiscono forti discriminazioni nell’affermarsi come imprenditrici, pur se di passi in avanti nella direzione di un giusto riconoscimento del loro nuovo ruolo ne abbiamo fatto e questo anche grazie all’azione a tutti i livelli ( nazionale in primis) della nostra associazione”.

Un argomento, questo, quanto mai attuale che ben si inserisce nel novero delle manifestazioni per il mondo femminile, da quelle sul suo ruolo nell’economia e nella società a quella più recente contro la violenza sulle donne…
“Non ci saranno mai abbastanza eventi per ricordare una verità troppo spesso taciuta e cioè che le donne italiane sono la spina dorsale di questo Paese! Non solo hanno in carico quasi totalmente il lavoro di cura dei familiari ormai considerato un loro “affare privato” ma esprimono un’energia ed una vitalità sorprendente anche all’interno del tessuto economico del paese, nell’impresa. Propongo fin d’ora al Direttore della Cia di inserire, nel programma delle iniziative 2014, una giornata che abbia la donna protagonista, uno spazio temporale con testimonianze dirette di varie imprenditrici di “Donne in Campo Cuneo”. Conoscere, dialogare, confrontarsi è la chiave di volta per affrontare i problemi più gravi e portare il contributo del mondo femminile per migliorare il settore agricolo, la società ed il nostro Paese nel suo complesso. Per dimostrare che anche a Cuneo c’è un serio impegno per un nuovo protagonismo delle donne nella nostra agricoltura”.

Adesso parlaci un po’ della tua esperienza personale nell’azienda agricola che hai a Caraglio.
“Con l’amica Debora Garino, e la collaborazione dei nostri mariti Aurelio e Oscar, alcuni anni fa abbiamo deciso di tradurre in pratica colturale l’aglio, recuperando un’antica cultivar locale, anche per confutare una volta per tutte il canzonatorio detto della nostra città, Caraglio “Chi ed Caraj l’han piantà i aj, i an nen banai e son secai” (Quelli di Caraglio hanno piantato l’aglio, non l’hanno innaffiato ed è seccato). Ripescando un po’ nella tradizione, un po’ inventando, coltiviamo l’aglio e lo trasformiamo in un goloso, cremoso ingrediente. Si va dalla crema all’aglio da abbinare a pesce, verdure e formaggi, al sale aromatizzato, fino ai cioccolatini. Oggi siamo le titolari della ”Fattoria dell’aglio”, rigorosamente biologica, e ne ricaviamo soddisfazioni e gratificazioni. E, di recente, sempre nell’obiettivo di valorizzare specie vegetali una volta coltivate nella nostra zona, ci siamo indirizzate al recupero di un’antica coltura cerealicola, il barbarià, una miscela di grano e segale che le popolazioni montane usavano per ottenere una farina più digeribile e proprio da questo connubio di cereali (imbarbarito, imbastardito) nasce probabilmente il nome. Non è quindi, come credono in molti, la semplice mistura delle due farine attuata all’atto dell’impasto nel panificio o laboratorio di pasticceria (la farina di barbarià è ottima nella produzione dei biscotti) dove i gusti vengono amalgamati artificialmente. Ma la miscela avviene in campo, dove gli aromi e le particolari caratteristiche scaturiscono anche dalla naturale impollinazione incrociata delle due razze. Con il nostro progetto di sviluppo del Barbarià intendiamo valorizzare l’assoluta unicità del prodotto del Cuneese, ottenendo con un procedimento complesso la prima pasta a impatto zero”.