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Defiscalizzare il verde privato


“Per rilanciare il settore del florovivaismo e far emergere l’economia sommersa del settore occorre defiscalizzare il verde privato. Sollecitiamo con forza a Governo e Parlamento di prevedere una norma in tal senso nella Legge di Bilancio. Occorre porre le aziende nelle condizioni di non perdere ulteriormente fatturato, di poter ancora pagare gli stipendi a 150 mila dipendenti e consentire all’indotto di continuare ad operare”.
Lo ha chiesto con forza il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto del Florovivaismo di Confagricoltura Francesco Mati che ha ricordato come, con la crisi dell’edilizia, siano “crollate vertiginosamente, in alcuni casi sfiorando il 40%, le commesse per la realizzazione di aree verdi private”.

“Le piante – ha proseguito il rappresentante dei florovivaisti di Confagricoltura – hanno una straordinaria funzione di assorbire gli agenti inquinanti come lo smog e le PM10 che ogni anno sono responsabili di almeno 800 morti, solo per la città di Milano. Incrementare le aree verdi significa quindi avere città meno inquinate, più vivibili e anche migliori dal punto di vista estetico. E di tutto ciò ci guadagna per prima la nostra salute”.

Quindi sul lavoro sommerso: “Spesso i vivaisti si trovano a dover lottare contro i mulini a vento davanti a ‘colleghi abusivi’ che si insinuano nel mercato senza rispettare le regole più basilari come i dipendenti in regola, il rispetto della legge 81 sulla sicurezza in ambienti di lavoro ma anche, e non ultimo, senza alcuna conoscenza delle piante e di come vanno curate e potate. A subire i danni maggiori da questa situazione sono le aziende florovivaistiche che, invece, lavorano con professionalità e nel rispetto delle leggi”.

Il rappresentante di Confagricoltura infine ha ricordato l’enorme problema della Xylella che non riguarda solo l’olivo ma anche 180 specie di piante ornamentali. “Anche se la patologia è territorialmente circoscritta, sta mettendo in ginocchio l’economia di molte aziende non solo pugliesi, perché viene utilizzata strumentalmente da alcuni Stati, in particolare del bacino mediterraneo, per bloccare le nostre piante alle frontiere”.