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Convegno di Lagnasco Rivoira scalda il dibattito


Mercati, produzioni, competitori stranieri… Se i frutticoltori che sabato 1 dicembre hanno gremito la sala conferenze del castello di Lagnasco, cercavano la bacchetta magica per orientare la loro attività, saranno rimasti delusi. Tuttavia, gli spunti di riflessione per il futuro non sono mancati, a cominciare dagli elementi forniti dal presidente dell’Associazione esportatori e importatori ortofrutticoli del Piemonte, Michelangelo Rivoira: «Il mercato europeo, nel migliore dei casi è stabile, se non in calo, mentre nell’Estremo Oriente (Indonesia, Cina, India) ci sono miliardi di persone che stanno incrementando il loro potere d’acquisto, diventando potenziali consumatori di frutta».
RINNOVAMENTO. Ma i nostri produttori sono in grado di cogliere le nuove sfide?
I problemi, secondo Rivoira, si chiamano burocrazia, concorrenza dei Paesi emergenti, aggravio dei costi di trasporto, costi energetici, senza contare i danni della batteriosi del kiwi e le avversità climatiche che negli ultimi anni hanno flagellato i frutteti. Insomma, un quadro d’insieme mai cosi fosco, con ricavi che spesso non sono sufficienti a coprire nemmeno i costi di produzione.
Pesche e nettarine si dirigono sempre più verso la Germania e sempre meno verso i Paesi dell’Est e la Russia, considerati dalle assicurazioni poco affidabili. Le mele hanno avuto qualche problema con la pioggia, mentre i kiwi, tutto sommato, sono risultati più produttivi del previsto.
IL BENE E IL MALE. «Bisogna sostenere il Creso – ha osservato Rivoira -, è una scelta strategica imprescindibile. Il territorio saluzzese ha tutte le carte in regola per superare le difficoltà, ma deve sapersi rinnovare, migliorare la produzione, puntare su nuove varietà, che vadano oltre a quelle di trent’anni fa. Le aziende esportatrici stanno diventando aziende di servizi, non ha senso alzare steccati interprofessionali, al contrario bisogna intensificare la collaborazione di filiera».
E, sull’articolo 62, il giudizio di Rivoira è stato netto: «Con l’estero è inapplicabile, perché in molti casi significherebbe far pagare la merce prima che arrivi a destinazione. Così come costringere la Grande distribuzione ad anticipare i pagamenti a 30 giorni vuol dire, di fatto, concedere in cambio maggiori sconti, e quindi siamo da capo, se non peggio. L’unico risultato certo è che si complicano i rapporti commerciali».
L’ASSESSORA NON CI STA. Ma l’intervento di Rivoira non è stato condiviso dall’assessora all’agricoltura di Saluzzo, Cinzia Aimone: «Mi è sembrato di sentire il solito discorso del commerciante che vuole pagare i suoi conferenti il meno possibile – ha osservato l’assessora -, per cui si scarica la responsabilità sulla produzione e sulle assicurazioni che non garantiscono tutti i mercati, dimenticando che anche il commerciante dovrebbe assumersi dei rischi, se vuole conquistare nuove piazze. Insistere sulla qualità va bene, ma di questi tempi non bisogna esagerare».

(nella foto: al centro, Michelangelo Rivoira)