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Coltivazioni di mais al minimo storico


L’Italia sta sottovalutando la riduzione di superfici coltivate che in questi anni sta interessando una coltura strategica come il mais e rischia di aggravare la sua dipendenza dall’estero.
La contrazione delle superfici coltivate a mais nel 2015, secondo Assosementi, è stata ancora più accentuata rispetto alle statistiche ufficiali dell’Istat: poco più di 800.000 ettari rispetto a 1 milione di ettari circa accertati da Istat.
Le intenzioni di semina diramate questi giorni da Istat prevedono per il 2016 un calo delle superfici del 3,9% per mais da granella.
La crisi della maiscoltura italiana non può essere presa alla leggera. Il mais rappresenta una preziosa risorsa economica per il nostro Paese: è alla base dell’alimentazione zootecnica da carne e da latte. Il rischio che potremmo correre è quello di non disporre di mais italiano per sorreggere produzioni Dop di punta come prosciutti e formaggi.
I coltivatori hanno perso un po’ di entusiasmo per il mais essendosi trovati ad affrontare in questi ultimi anni una serie di difficoltà come la questione nitrati, la limitazione delle conce, la comparsa della Diabrotica e la presenza di micotossine, che si sono aggiunte alle frequenti crisi di mercato ed alle annate troppo siccitose o piovose.
Ma una causa non secondaria delle disaffezione degli agricoltori nei confronti del mais è costituita dal fatto che il prezzo del mais nazionale, persino il migliore in termini sanitari, da anni diminuisce, mentre quello di provenienza extra Ue, anche ogm, vale di più del nostro. Una situazione davvero incomprensibile ed inaccettabile.

(Fonte: Cia Piemonte)