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Cimice e maculatura bruna fanno crollare la produzione di pere in Emilia Romagna, cinquemila aziende in difficoltà


Raccolto dimezzato in regione, con la varietà regina, Abate Fetel, che riduce drasticamente la sua produzione passando da 247 a 106 mila tonnellate. Il comparto pere chiude il 2019 registrando una perdita di produzione di 98 milioni di euro e un danno di oltre 22 milioni di euro per decadimento qualitativo, che va ad aggiungersi alla débacle dell’indotto (post raccolta, confezionamento, logistica e manodopera) stimata intorno agli 87 milioni di euro.  Adesso l’obiettivo è la campagna 2020, alla vigilia dell’arrivo del ministro Bellanova (lunedì 21 ottobre a Ferrara), nella regione simbolo del settore pericolo italiano – 243 mila tonnellate prodotte su un totale nazionale di 365 t.

«Sono 5.000 le aziende agricole, nella nostra regione, che necessitano di veloci interventi finalizzati a un sostegno economico adeguato, se si vuole scongiurare il pericolo di una inevitabile perdita dell’intero comparto produttivo, con ricadute socio/economiche difficilmente calcolabili – ricorda il presidente regionale dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Albano Bergami -. Serve un tavolo di coordinamento tecnico che riunisca tutte le regioni assediate da cimice asiatica e maculatura bruna, per dettare una linea di difesa delle produzioni che sia efficace. Bisognerà continuare ad affrontare la crisi del comparto anche in campo con una lotta chimica più mirata, per questo chiediamo di tenere attive le poche molecole ancora disponibili – tra queste alcune in corso di revisione -, cioè una sorta di moratoria affinché non siano poste ulteriori limitazioni al loro utilizzo, perlomeno fino al termine di questa fase emergenziale».

Un valido aiuto potrebbe arrivare anche dalla Regione Emilia-Romagna con la quale si sta condividendo la proposta di ampliare il contributo per l’installazione delle reti anti-insetto all’80% al fine di abbattere ulteriormente il costo d’acquisto. Per riuscire a limitare i danni si guarda anche alla lotta biologica. «Soprattutto, entro la prossima primavera – sottolinea perentorio il presidente dei frutticoltori – dobbiamo essere in grado di effettuare i primi lanci degli insetti antagonisti (vespa samurai), a tal fine siamo in attesa che il Ministero dell’Ambiente emani le linee guida all’introduzione».

Priorità di Confagricoltura Emilia Romagna è rivedere anche l’approccio alle nuove tecnologie. «Non possiamo fare a meno della scienza, della ricerca e della sperimentazione – prosegue Bergami -. L’introduzione delle nuove tecnologie di miglioramento dei vegetali, come l’editing del genoma col sistema CRISPR, è una risposta concreta non solo alle esigenze della produzione, nell’ottenere piante più sane e di conseguenza più produttive, ma allo stesso tempo alle sempre più elevate esigenze di sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare».

Non lascia margine a dubbi Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, che in chiusura arriva dritta al punto: «Vogliamo davvero sostenere l’agricoltura italiana? E farlo magari in maniera ecosostenibile, a basso impatto ambientale quindi con poca chimica? Allora non abbiamo altra scelta che ricorrere alla ricerca scientifica e sperare in un nuovo indirizzo politico capace di intercettare investimenti anche importanti da dedicare al settore. Climate change e parassiti hanno cambiato il modo di coltivare. Una missione impossibile se continuiamo ad adottare le tecniche d’un tempo».

Questi e altri temi di grande rilevanza per il settore saranno sviluppati al World Pear Forum, l’importante appuntamento convegnistico che si svilupperà all’interno di FUTURPERA 2019, unico evento espositivo a carattere internazionale interamente dedicato alla pera, dal 28 al 30 novembre a Ferrara Fiere.