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Castagna Cuneo Igp il bisogno di unire le forze


Castagna Cuneo Igp, solo l’unione fa la forza. Il prodotto è ricercato e vive una stagione di buone prospettive economiche. Ma il problema è gestire al meglio l’offerta, fare “sistema”, promuovere il marchio.

ADESSO CHE C’E’ L’IGP…
A due settimane dalla scadenza del termine (17 febbraio 2014) per la partecipazione al bando della Provincia di Cuneo sui nuovi impianti di castagno europeo, parla il presidente del Consorzio Castagna Cuneo Igp (una quindicina di soci), Vanni Nasi, che analizza il comparto dalla parte dei produttori: «E’ vero che il mercato c’è e la qualità della nostra castagna è fuori discussione – osserva Nasi -, ma per l’Igp esistono troppe incombenze burocratiche. Bisogna passare giornate intere dietro alle carte, spendere tempo e denaro, senza avere la garanzia che tutto questo sia riconosciuto al momento della contrattazione sul prezzo di vendita. Molti produttori si sono messi in cammino per la registrazione e poi hanno lasciato perdere. Sotto questo aspetto, il 2013 è stato un anno nero, nessuno ha voluto più certificarsi, troppe “grane”. Si preferisce produrre e commercializzare le castagne secondo le prassi normali, ed è un peccato».

QUALITA’ VINCENTE
In effetti, dopo tanti sforzi per ottenere il marchio Igp, lo scoraggiamento dei produttori ha il sapore dell’occasione sprecata. Ci si “accontenta”, forse perché non è necessario andarsi a cercare il mercato. La produzione è diminuita e quindi trova facile collocazione, soprattutto per le destinazioni di qualità (consumo fresco, pasticceria), dove la castagna Cuneo Igp non teme la concorrenza di quella ibrida, più grande e appariscente, ma meno gustosa, e quindi indirizzata prevalentemente all’industria e alla trasformazione in farina.
«Chi produce castagne – rileva Nasi – deve avere sia la varietà locale, sia quella ibrida. I nostri castagni hanno tempi di entrata in produzione intorno ai dieci anni, mentre per gli ibridi ne bastano cinque. Bisogna fare in modo che i giovani non abbandonino le aziende agricole, è il segnale che credo la Provincia abbia voluto dare con il bando».

ORGANIZZARE L’OFFERTA
L’osservazione sui contributi provinciali è condivisa anche da Anna Bosio della Piemonte Asprofrut, delegata al settore della castagna: «L’abbattimento dei costi di messa a dimora degli impianti rappresenta un buon incentivo, soprattutto per i professionisti, mentre presumo lascerà indifferenti gli hobbisti. C’è ancora molto spazio per crescere, però bisognerebbe che aumentasse anche la consapevolezza del valore della nostra castagna, sia nei produttori, sia nei commercianti. Il prodotto scarseggia, arrivano grandi quantitativi di castagne d’importazione dalla Cina a prezzi bassissimi, mediamente un terzo delle quotazioni delle castagne europee, che, tuttavia, rimangono le più conosciute e apprezzate, come dimostra, ad esempio, il mercato ligure e quello delle fiere».
La parola d’ordine, come sempre accade a fronte della frammentazione dell’offerta, rimane la stessa: organizzazione. Che anche per le castagne cuneesi vorrebbe dire concentrazione del prodotto, individuazione di canali di distribuzione specializzati: «La necessità – continua Anna Bosio – è di rendere più incisiva l’offerta complessiva della produzione per spuntare prezzi più alti con i commercianti e la Grande distribuzione. Bisognerebbe disporre di un Ufficio commerciale unico, almeno come Consorzio».

SI PUO’ FARE
In tutto questo, quanto conta il deterrente burocratico?
«Ha un peso, certo – afferma la Bosio -, ma non impossibile da sostenere, tenendo conto che una volta attivata la modulistica, si tratta di adempimenti poco più impegnativi del fascicolo aziendale. Semmai, è importante che il valore aggiunto dell’Igp venga riconosciuto, questo è l’obiettivo. Non bisogna pensare che una volta fatta la registrazione all’Igp, tutto finisca lì. Da lì in poi, bisogna anche venderlo il prodotto, come Igp».