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Carne, non c’è stata alcuna verifica


Sono Renato Silvestro, suinicoltore, presidente della Zona di Fossano della Cia e del Gie (Gruppo di Interesse Economico) nazionale zootecnia della Confederazione Italiana Agricoltori. Voglio scrivere due parole sull’ormai tristemente famoso studio dell’OMS sulle potenzialità cancerogene delle carni rosse, sia fresche che lavorate e lo faccio avendo dentro una profonda amarezza per il continuo stato di emergenza in cui versano i nostri allevamenti, di qualsiasi comparto zootecnico, stretti da una crisi del reddito sconosciuta alla maggior parte dei cittadini e dei consumatori.
La premessa è che la carne italiana, come molti altri prodotti agroalimentari del Bel Paese, è una delle migliori al mondo, se non La migliore: abbiamo i controlli più severi, il maggior numero di denominazioni di origine per i trasformati, il più alto numero di aziende biologiche. Possiamo paragonare i nostri prodotti di eccellenza a quelli del famoso studio? Manifesto un profondo dubbio.
In secondo luogo, il consumo pro capite di carne in Italia è meno della metà di quello ipotizzato dall’OMS ed è parte integrante di quella dieta mediterranea, forse destinata a diventare patrimonio dell’umanità, che fa tanto bene alla salute: contraddizioni? Sicuramente, ma allora contestualizziamo i dati scientifici e le abitudini alimentari dei consumatori. Per questo insisto molto sulla indispensabilità di confronto e dibattito in merito alla questione: perché in casi come questo è assolutamente necessaria una discussione con le associazioni in rappresentanza di chi la carne la produce e ne fa la propria attività lavorativa al fine di evitare che si perda il carattere di scientificità delle affermazioni dell’OMS, generando, nel contempo, una gran confusione nell’opinione pubblica. Lo chiedo ai giornali ed a tutti i mass media: date spazio al confronto per rendere, da una parte, maggiormente credibile la necessaria tutela della salute dei consumatori, e dall’altra, anche salvaguardare la tradizione gastronomica italiana, difendere il reddito degli allevatori, anzi valorizzare al meglio i loro sforzi per ottenere un prodotto di altissima qualità.
Gli addetti ai lavori sanno che la nostra zootecnia sta vivendo una crisi fortissima e che la congiuntura negativa sta reggendo solo grazie agli enormi sacrifici degli allevatori. Così come è corretta notizia (ma a quanti è pervenuto il messaggio?) il comunicato degli oncologi italiani che informa, a fronte delle dichiarazioni dell’Oms, che mangiare carne due volte alla settimana ed alimentarsi in modo equilibrato con i salumi di qualità italiani, non ha alcun effetto sulla salute, anzi. Bene ha fatto il presidente nazionale della Cia a ricordare che non è la prima volta che si colpisce la zootecnia ed il settore dell’allevamento con allarmi ingiustificati, almeno per l’Italia: successe con la Bse, la cosiddetta mucca pazza, accadde con l’influenza aviaria: una psicosi che determinò il crollo del settore avicolo senza nessuna evidenza scientifica.
Occorre evitare che tutto questo si ripeta oggi e, non da ora, noi allevatori siamo impegnati a offrire ai consumatori cibo sano e di qualità. Semmai oggi sentiamo maggiormente la necessità di rinsaldare quel legame fiduciario garantendo i nostri prodotti. e chiediamo all’Oms di vigilare sull’uso di mangimi di dubbia qualità, su stili di consumo che nulla hanno a che vedere con l’Italia.
Grazie per l’ospitalità.

Renato Silvestro

(Nella foto: Renato Silvestro)