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Allarme dell’industria mangimistica: “Il 60% delle materie prime per mangimi arriva dall’estero”


La dipendenza da materie prime alimentari importate dall’estero ha raggiunto una soglia di allarme. Le risorse interne sono infatti insufficienti per rispondere alla domanda delle aziende zootecniche: quasi il 60% dei cereali e delle farine proteiche impiegate per produrre mangimi composti sono importati nel Paese con un impatto economico negativo di quasi 3 miliardi di euro. Tra i casi più preoccupanti c’è quello del mais per il quale si è passati dall’autosufficienza di una decina di anni fa a un deficit del 50%. È questa la fotografia emersa durante l’Assemblea annuale di Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, che si è svolta a Roma il 19 giugno.

“Si tratta di una situazione che genera preoccupazione”, evidenzia il presidente Assalzoo, Marcello Veronesi: “Il 60% delle materie prime per mangimi arriva dall’estero; la sostanziale dipendenza dalle importazioni espone il settore mangimistico, tra le altre cose, alle fluttuazioni dei mercati e alla difficoltà di impostare politiche industriali di lungo periodo. È un trend, quello della riduzione della produzione agricola italiana, che prosegue da anni e necessita di uno shock per invertire la tendenza. Servono politiche nuove, serve spinta innovativa, serve spirito di filiera per rilanciare l’agricoltura”.

Con l’economia agricola interna l’Italia copre solo il 40,8% del fabbisogno mentre il restante 59,2% è costituito da materie prime estere, con un andamento crescente negli ultimi anni. Tra le diverse colture il grado di approvvigionamento maggiore ce l’ha l’orzo con il 64,1%. Per il mais il tasso si aggira intorno al 52%: la produzione totale poco superiore alle 6 milioni di tonnellate porta il raccolto nazionale a un minimo storico, mentre al contrario l’import arriva a un picco storico toccando 5,7 milioni di tonnellate di sola granella. All’avvio del nuovo millennio, l’Italia era ancora in grado di soddisfare autonomamente il fabbisogno nazionale di mais. Ancora più basso il grado di autoapprovvigionamento del grano tenero (le importazioni sono più del doppio del prodotto nazionale: 5,6 vs 2,7 milioni).

“La zootecnia – prosegue il presidente Veronesi – è il primo soggetto che subisce le ripercussioni di questa situazione ed è anche un soggetto fondamentale che fa da filtro per le attività di controllo delle materie prime impiegate, nazionali o estere che siano, nel rispetto delle norme sulla sicurezza alimentare. L’attività è a beneficio di tutta la filiera e naturalmente a tutela del consumatore finale. C’è quindi bisogno di uno sforzo collettivo per affrontare questi deficit strutturali. Sulla questione maidicola, in particolare, Assalzoo da tempo ha intrapreso un’azione di consapevolezza per riuscire a compattare la filiera e garantire un futuro alla produzione italiana. È un percorso in divenire rispetto al quale confidiamo di arrivare a un risultato importante”.

Assalzoo, l’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, rappresenta l’industria mangimistica italiana con un fatturato di 8,88 miliardi di euro, 9.665 addetti diretti, e una produzione annua che sfiora i 14,5 milioni di tonnellate.