Sezioni


Al Piemonte non piace il piano sui fitofarmaci


L’attuale testo dello schema di Piano di azione nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci desta non poche perplessità all’interno del comparto agricolo.
A preoccupare, al di là delle gravose singole criticità contemplate nel documento – tra le altre, le disposizioni inerenti la tutela dell’ambiente acquatico, le indicazioni in merito alla formazione dei soggetti, l’iter procedurale previsto per l’irrorazione aerea ecc – è l’impostazione generale del testo, fedele a principi che esulano del tutto dalle primarie esigenze del comparto agricolo.
Il fine primo di tale documento dovrebbe essere il sostegno all’attività rurale nel contrastare le patologie che le colture possono contrarre: i fitofarmaci rappresentano a tal proposito lo strumento attraverso il quale l’azienda controlla e tutela il livello di produzione, garantendo prodotti sani e di elevata qualità, nonché un reddito all’imprenditore.
Secondo la Regione Piemonte, invece, “il Piano di azione nazionale, così come steso, non si prefigge quale finalità l’impiego sostenibile delle sostanze fitosanitarie, ma mira piuttosto alla diminuzione indiscriminata, spesso senza riscontri di carattere scientifico, dell’uso di agrofarmaci, prescindendo dagli effetti altamente negativi sull’economia dell’azienda agricola”.
Una fitta rete di vincoli che oltre a non tener minimamente in considerazione le misure adottate dall’Italia in questi ultimi decenni nel campo della sostenibilità agricola, pone le aziende in un contesto di vincoli in cui agire in ambito fitosanitario è pressoché impossibile, oltre che estremamente costoso dal punto di vista economico.
L’inadeguatezza di un regime di regole così restrittive risulta evidente, osservano in Regione, se confrontato ai dati forniti dall’Istat a livello nazionale e dall’Ipla a livello piemontese: la quantità di agrofarmaci impiegati nel nostro Paese è diminuito negli ultimi anni, la loro qualità – misurata in termini di minor impatto sull’ambiente – è migliorata in modo importante.
La nostra Regione, inoltre, si distingue per l’ottimo riscontro delle analisi, i residui delle sostanze fitosanitarie nelle migliaia di campioni visionati sono pressoché nulli.
“Attualmente il Pan è in fase di consultazione pubblica – osserva l’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto -, in seguito si presenterà la possibilità di intervenire nelle opportune sedi istituzionali per correggerne le criticità, e il Piemonte farà la sua parte. A tal proposito si sta lavorando alla creazione di un gruppo coinvolgente più Assessorati (Agricoltura, Sanità, Ambiente), funzionale al monitoraggio della fase di approvazione del Pan e ad un coordinamento dell’attività del Piemonte nel momento in cui sarà chiamato ad esprimere le proprie osservazioni sul documento.
Il Pan, così come concepito, stringe ulteriormente i lacci attorno alle mani degli agricoltori, presentando loro una normativa fittissima, costosa e spesso fine a se stessa. La filosofia alla base del documento è categorica, erroneamente incentrata sulla necessità di diminuire drasticamente l’impiego dei fitofarmaci, anche a scapito della redditività rurale.
Gli agrofarmaci, da indispensabile strumento per l’attività agricola, con una normativa di questo tipo, rischiano di diventare incubo per ogni agricoltore.
In Piemonte crediamo fortemente in un’agricoltura moderna sempre più orientata alla tutela dell’ambiente, ma l’obiettivo può e deve essere perseguito senza l’increscioso aumento della burocrazia”.