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Aflatossine, non basta affidarsi alla repressione


Formaggio forse contaminato d aflatossina. I carabinieri del Nas sono arrivati a sequestrare delle forme anche nel Bassanese, a Tezze sul Brenta, oltre che a Nogarole e a Breganze. Per un totale di quasi 5200. Sequestri, da specificare, di carattere preventivo, che la procura di Vicenza ha fatto convalidare.
Poche settimane fa alcuni caseifici del Bresciano erano finiti sotto la lente della magistratura per aver utilizzato del latte contaminato da aflatossine. Sequestrate 7.000 forme di Grana Padano.

Le aflatossine sono micotossine cancerogene, prodotte da funghi patogeni che penetrano nelle lesioni provocate alla pianta e alle cariossidi del mais dalla larva della farfalla Piralide. La loro presenza di in quantità oltre i limiti di legge rende inutilizzabile la granella di mais come mangime per gli animali. Una volta digerita dalle mucche, l’aflatossina diventa di tipo M1 e finisce nel latte. Latte che in questo caso, come previsto dalla normativa, deve essere rigorosamente distrutto.

“La nostra condanna per ogni genere di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari – scrive Cia Piemonte in una nota – è ferma. Il mais contaminato da aflatossine non deve essere utilizzato per l’alimentazione degli animali, ma scandali come quelli sopra segnalati non sono una novità e non basta ogni volta limitarsi ad esprimere indignazione e ripetere il mantra che i controlli funzionano. Occorre capire perché tali fatti succedono e che cosa bisogna fare per evitare che succedano ancora. Non ci si può affidare alle misure repressive”.

Sempre più frequentemente una quota importante della produzione di mais nella pianura Padana deve essere distrutta per la presenza di micotossine (non solo aflatossine, ma anche fumosine, ocratossine, zearalenone, tricoteceni,ecc.) oltre la soglia consentita. Il problema purtroppo non è risolvibile in modo soddisfacente con gli strumenti di cui dispongono attualmente i nostri maidicoltori. I “mezzi agronomici tradizionali” sono scarsamente efficaci per combattere la piralide ed evitare quindi la proliferazione delle micotossine nel mais, soprattutto nelle annate calde ed umide (che sono sempre più frequenti), per cui è necessario ricorrere agli insetticidi che però non sono in grado di controllare completamente l’infezione. Ed inoltre l’uso di insetticidi, in piccola o grande quantità, non è mai positivo per l’ambiente.

“La soluzione più efficace per impedire la proliferazione delle micotossine – rileva ancora Cia Piemonte – sarebbe il mais ogm bt resistente alla piralide, il quale, diminuendo le “porte d’entrata”, che sono date dai fori e dalle gallerie della piralide, rende meno facile lo sviluppo delle muffe tossiche”.
“L’Italia ha deciso di vietare, anche con valide ragioni, la coltivazione del mais biotech, ma, alla luce della costante e diffusa presenza di micotossine nel mais ogm free, sarebbe utile aprire una discussione serena, costruttiva e razionale sui costi ed i benefici di questa decisione ed occorre, nel solco della tradizione, sviluppare la ricerca per favorire una maggior innovazione con un piano di ricerca serio e sganciato da chiusure pregiudiziali”.